Amy, ovvero American Manganese Inc., ha annunciato di avere fatto un altro passo nel recupero dei materiali più preziosi delle batterie al litio. Conducendo con successo il recupero al 99.977% in alta purezza di idrossido nickel-cobalto dal catodo Nickel-Cobalto-Alluminio (NCA) di batterie da rottamare.
AMY ha lavorato su batterie di due diversi produttori
È il secondo esperimento del genere, condotto su batterie provenienti da diversi fabbricanti. Il risultato del primo, proveniente da un’azienda con l’identificativo Company B, era stato annunciato in un comunicato-stampa del 25 ottobre. Allora si era parlato di un recupero in purezza leggermente superiore, il 99.98%. Ora sono statti resi noti i risultati del campione Company A.

Entrambi gli studi sono stati condotti per conto di Amy da un laboratorio indipendente, Kemetco Research. “I risultati quasi identici dei test dimostrano che il processo brevettato RecycLiCo™ è consistente e ripetibile“, ha commentato Norm Chow, presidente di Kemetco Research. “Questo anche lavorando su catodi da rottamare provenienti da costruttori diversi”. Ora i materiali recuperati verranno restituiti alle aziende di provenienza. Le quali provvederanno a rianalizzarli e a discutere con AMY come utilizzarli in nuovi processi produttivi. Il riciclo in catodi di nuove batterie al litio è ovviamente l’obiettivo ultimo dell’intero progetto.
Un problema da affrontare subito
Negli ultimi tempi gli allarmi su uno smaltimento non corretto delle batterie al litio si sono moltiplicati. Vedi da ultimo il rapporto pubblicato su NATURE dall’Università di Birmingham in collaborazione con altri atenei inglesi. E il governo cinese ha appena emanato nuove linee-guida per lo smaltimento degli accumulatori delle auto elettriche.

Un allarme smorzato dal Cobat. Il direttore tecnico, Luigi De Rocchi, che in un corso di formazione organizzato da Motus-e con Vaielettrico.it ha spiegato che il recupero al 100% è solo una questione di costi. E che esiste un brevetto italiano sul quale si sta lavorando. American Manganese è comunque convinta che il problema vada affrontato subito. E che un’efficace catena di riciclo ridurrebbe i costi per i produttori e li libererebbe dal problema dello smaltimento. Oltre ad attenuare la dipendenza dai Paesi da cui arrivano i materiali rari presenti nelle batterie. Il tema dei costi del recupero è chiaramente centrale e AMY sostiene che il suo processo brevettato RecycLiCo™sia molto più conveniente. Usando “a robust and closed-circuit hydrometallurgical solution that does not use a conventional high-heat smelting process known as pyrometallurgy”.
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La sfida è attuare processi di riciclo che comportino il completo recupero degli elementi. Questo però non basta, se l’obbligatorietà del processo di riciclo non è accompagnata da imposizioni internazionali che creerebbero si un circolo virtuoso, ma anche una dinamica economica chiusa.
Il business è ricercare un processo di recupero a basso costo con fasi di elaborazione minime, più conveniente dell’estrazione delle materie prime in miniere.
Sembra che i costi di riciclo in questo processo brevettato RecycLiCo™ risulterebbero inferiori a 1 dollaro per chilogrammo di materiale catodico trattato.
Opportuno precisare che trattasi di un brevetto per definire ovunque la tecnologia di riciclo dei materiali dei catodi delle batterie “lavorando” sulla rigenerazione dei soli catodi degradati. Questo vuol dire che non considera il recupero delle singole e di tutte materie prime. Rappresenta però un notevole passo avanti nel riciclo delle batterie agli ioni di litio a fine vita, dove il materiale catodico perde parte del litio e la struttura cristallina trasmuta cambiando in maniera tale da rendere impossibile lo spostamento degli ioni, a patto però di conservare tutti gli altri elementi rari.
Grazie per l’approfondimento.
Dovrebbe essere tutto così crei un prodotto e devi trovare il sistema per il riciclo altrimenti non si deve mettere in commercio.
Avete “ricicclato” anche una C?
Si, per errore. Ora l’abbiamo smaltita