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Altri flop elettrici: il crac questa volta nei monopattini

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Altri flop
Un'immagine della campagna pubblicitaria dei monopattini Unicorn.

Altri flop elettrici. E questa volta riguardano aziende che producono (o, meglio, volevano produrre) monopattini. E non sempre sono crac indolori.

Altri flop elettrici e anche i clienti ci vanno di mezzo

Tutti i settori nuovi attirano l’attenzione (e i sogni) di nuovi imprenditori. Ma, si sa, uno su mille ce la fa e molte start-up alzano bandiera bianca ancor prima di avere raggiunto il mercato con i suoi prodotti. Ma c’è modo e modo di chiudere. Spesso a restare con un palmo di naso non sono solo fondatori e collaboratori, ma anche i clienti che avevano dato fiducia a questi progetti.

Altri flop

È il caso di Unicorn, azienda dal nome evidentemente troppo ambizioso (qui il sito), nata per progettare monopattini soprattutto per lo sharing. Molto lesta a raccogliere gli anticipi per i suoi monopattini. Ma molto meno rapida a consegnare i piccoli mezzi elettrici e a restituire le caparre, davanti alla dichiarata impossibilità di onorare gli impegni. I poveri clienti hanno appreso da una mail che in cassa Unicorn non aveva più quattrini. Game over. Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto. Non che i prodotti Unicorn fossero trascendentali: si trattava di comunissimi Segway Ninebot. Ridipinti e attrezzati con uno schermo e un software originale, tra cui un tracking system pensato per lo sharing. Nick Evans, fondatore e numero uno di Unicorn, ha scritto ai clienti una mail che inizia con queste parole: “Mi rattrista scrivere questo messaggio, ma abbiamo esaurito i fondi e chiudiamo le operazioni con effetto immediato. Purtroppo non siamo in grado né di consegnare i monopattini prenotati. Nè di restituire gli anticipi, avendo completamente esaurito i fondi…“.

Incassano gli anticipi e poi…

Fortunatamente non tutte le start-up di insuccesso finiscono con lo stesso epilogo.Altri flop elettrici, ma finiti in modo meno inglorioso. Il sito americano Electrek  ha raccontato la storia di Inboard (qui il sito), che prima di interrompere l’operatività ha rimborsato chi aveva versato un anticipo per i monopattini.

Inboard
Il monopattino costruito da Inboard.

Il fatto è che quasi tutte queste nuove società in gran parte finanziano il loro sviluppo incassando in anticipo le caparre su prodotti ancora non costruiti. Senza margini di sicurezza. Ma se gli ordini non arrivano ai livelli sperati, il giochino va a finire male. Nel caso di Unicorn, pare che i monopattini venduti fosse non più di 350.  E che lo staff di Evans avesse speso cifre importanti per pubblicizzare gli Unicorn sui principali social network. Sarebbe importante che chi si butta ora in una nuova avventura facesse tesoro dagli errori fatti da Unicorn & c. Tutti possono avere una buona idea e tutti hanno il diritto di tentare. Ma le idee non bastano, senza fondamenta solide nella casa che si vuole costruire.

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