Allarme emissioni per le ricariche fast

Allarme emissioni per le ricariche fast. Un team di ricerca della UCLA Fielding School of Public Health ha scoperto che i livelli di particolato fine nell’aria vicino alle stazioni di ricarica rapida nella contea di Los Angeles sono ben più alti di quelli misurati nei siti urbani senza stazioni.

Allarme emissioni da uno studio universitario sulla zona di Los Angeles

allarme emissioni

I ricercatori hanno pubblicato i risultati nello studio, “Emissioni di particolato fine dalle stazioni di ricarica rapida dei veicoli elettrici“, nella rivista Environment International. “Per chiunque, l’esposizione a particelle fini può contribuire a problemi di salute. E per coloro che hanno condizioni esistenti o una maggiore sensibilità, i rischi sono ancora maggiori“, spiega Michael Jerrett, professore presso il Dipartimento di Scienze della Salute Ambientale dell’UCLA Fielding e coautore dello studio. “Poiché queste particelle sono così piccole, possono viaggiare in profondità nei polmoni e persino entrare nel flusso sanguigno, portando potenzialmente a gravi problemi come malattie cardiache o polmonari“. Un diagnosi che farebbe pensare che è meglio non sostare nell’auto o negli immediati dintorni durante la ricarica. Il team di ricerca ritiene che la peggiore qualità dell’aria non sia dovuta al fatto che i caricatori fast producano direttamente questi particolati. Si tratterebbe invece di un problema hardware riscontrato in molte colonnine. Yuan Yao, studioso dell’UCLA e primo autore dello studio, dice che potrebbe avere a che fare con le ventole di raffreddamento nelle unità di alimentazione, che essenzialmente ricircolano polvere e particelle che altrimenti si depositerebbero.

Esaminata la qualità dell’aria in 50 stazioni di ricarica

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Il professor Michael Jerrett, UCLA University.

Il team di studio ha esaminato la qualità dell’aria in 50 stazioni di ricarica rapida (DCFC), con diversi gestori e attrezzature in 47 città della contea di Los Angeles, con misurazioni sul campo nelle comunità da Lakewood a nord di Santa Clarita e da Malibu sulla costa interna a Pomona. A scopo di confronto, hanno anche campionato la qualità dell’aria nelle stazioni di servizio e in altri tipi di siti urbani senza ricariche rapide. Verificando la presenza di particelle d’aria potenzialmente pericolose, note come PM 2,5, che misurano circa 2,5 micrometri o meno di larghezza, circa 30 volte più piccole di un capello umano. Presso le stazioni, le concentrazioni giornaliere variavano da 7,3 a 39,0 microgrammi per metro cubo, mentre la stessa analisi nei siti urbani privi di stazioni di ricarica rapida ha rilevato concentrazioni tra 3,6 e 12,4 microgrammi.

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Visualizza commenti (28)
  1. In Francia o nei paesi nordici mi pare che lavano o lavavano per bene le strade per far diminuire l’inquinamento. Notare che dove c’è traffico la strada rimane pulita come se fosse ramazzata per bene, vuol dir che lo sporco vola via e si deposita ai lati ed altrove. Questa ricerca è ambigua, un bene è mettere in guardia un altro conto è mettere in cattiva luce ciò che è un bene.

  2. roberto guidetti

    “uno studio non fa primavera”: segnalazione interessante, ma non si possono trarre conclusioni definitive solo sulla base di questo

    1. moooolto probabile, sia che tu stia in città (con le PMx “urbane”) che in campagna (con le sue specifiche PMx di origine sia naturale che antropica)

  3. Insomma l’aria delle stazioni di ricarica è decisamente migliore di quella di Milano e città lombarde, dovrebbero costruirne diverse in città da usare come oasi verdi per rigenerazione polmonare.

  4. il settore marketing potrebbe cogliere la palla al balzo? lanciare sulla sua rete di ricarica, colonnine dotate di filtri Epa (se li hanno gli aspirapolveri non devono essere così difficili, però da pulire periodicamente sennò la colonnina scalda) sulle griglie come fattore di marketing?

  5. Quindi, considerando che le emissioni di particolato dei freni delle EV è ca il 70% in meno delle termiche, che quello degli pneumatici e più o meno simile (la mia auto ha 60k km e ancora quelli originali) e che le EV non hanno emissioni allo scarico, la colpa è comunque delle auto a combustione interna

  6. Quindi gli idrocarburi, i vari freni, gomme ecc…depositano ovunque schifezza, e le ventole delle colonnine sono il problema?
    Si risolve solo con più elettriche in giro.

  7. Alessandro D.

    Io sto pazientemente aspettando quello che farà la ricerca che dice che vivere è pericolisissimo e andrebbe proibito o pesantemente regolato, perchè dai suoi rilievi statistici ha scoperto che alla fine nel 100% dei casi si muore.

    Vi giuro che sono certo che prima o poi qualcuno se ne esce con una perla di questo genere.

    1. Mi fai venire in mente quella battuta che diceva:
      “Il posto più pericoloso del mondo? Il letto! Ci muore la stragrande maggioranza delle persone, evitatelo!!!”

  8. Simone B250e

    Stanno a guardare le ca***te e da nessuna parte vedo una proposta a modificare i valori di consumo tenendo conto l’efficienza di ricarica, leggevo di una vettura che per caricare 19kwh ne richiedeva 27 in fast! Che è strano… l’avevo notato sulla mia, per caricare 10,9kwh può richiederne fino a 15,6, ma caricando a 1,1kw, ovviamente raffreddamento ed elettronica consumano, oltre un minimo di dispersioni, ma se l’attacco a 20kw non ne servono neppure 12 (comunque più di 10,9).

    La cosa che mi stupisce è che neppure le riviste specializzate e gli esperi ne parlanone gli utenti come se nessuno si accorgesse dal benzinaio che butta 60litri con un serbatoio da 45…

    1. come hai scritto tu, le dispersioni variano a seconda di come si carica e anche dell’auto, risultano più complicate da descrivere, qui sul portale un po’ se ne parla

      nei dati di presentazione delle auto a volte leggo dati di consumo al km che sembrano compresi di ricarica, a volte sembrano il netto su strada, ma non ricordo quale dei due devono dichiarare come WLTP.. vediamo se qualcuno lo ricorda, e quali condizioni di ricarica sono considerate standard per definire tale dato ( Ac o Dc ?)

      1. Ivano Skoda Octavia Combi iV Plug-in Hybrid

        Buona sera R.S..
        A me è sempre sembrato molto curioso usare le dispersioni (ed altro, tipo le pre-climatizzazioni) per calcolare i consumi. Si mescola un costo ad un utilizzo.
        Mi spiego…
        è certamente vero che l’energia erogata in carica è (molto, almeno sulla mia, caricando a 1,4) più alta di quello che viene consumato viaggiando, visto che, ovviamente, molta di quell’energia non è entrata “nel serbatoio” disperdendosi prima.
        Però la mia autonomia la ottengo con quello che consumo in viaggio, non con tutto quello che è stato erogato.
        I miei dati, raccolti dal 2/12/2020 fino ad oggi per 797 cariche che hanno permesso 2.381 viaggi per 44.720 Km, sono abbastanza esplicativi:
        energia tot. erogata dalla rete (pagata in bolletta): 6.621,339 kWh;
        totale pre-climatizzazioni (336 per 136 h 20 min): 324,824 kWh;
        tot. caricato + dispersioni, perdite, cons. parassiti: 6.296,515 kWh;
        di cui:
        —> dispersioni: 663,470 kWh;
        —> perdite in sosta e consumi parassiti: 173,618 kWh;
        consumato totale nei viaggi: 5.459,426 kWh.
        In base a questi dati, i consumi risultanti sono:
        consumo su totale erogato: 6,76 Km/kWh;
        consumo su cariche + perdite: 7,10 Km/kWh;
        consumo medio in viaggio: 8,19 Km/kWh.
        La mia autonomia di viaggio in elettrico la faccio con l’ultimo consumo e se faccio la verifica con i Km che percorro realmente con ogni carica in base alla mia batteria (inizialmente da 10,4 kWh netti, ora di 9,5 kWh), il valore è proprio quello che deriva dal consumo in viaggio (del resto confermato anche dal computer di bordo).
        Per cui, per me, il totale erogato è da considerare un costo, ma il consumo dell’auto “reale”, cioè quello che mi consente la mia autonomia, è il dato di viaggio.
        So che non tutti sono d’accordo, ma mentre viaggio poco m’importa se la rete ha erogato per quella carica 11,738 kWh per “riempire” i 9,6 kWh che mi sono rimasti nella batteria più, se necessario, gli 1,137 kWh di pre-climatizzazione. Quello che mi farà fare i miei attuali 78,6 Km medi di autonomia sono i 9,6 kWh finiti nella batteria. Con quelli devo calcolare se il mio viaggio potrà essere fatto tutto in elettrico o si attiverà anche il termico.
        In bolletta, invece, la quota che pago in F3 è quasi identica ai miei conteggi di erogato totale (la differenza la fa il frigorifero che consuma di notte e poco altro).
        Mia opinione, naturalmente.

  9. scusatemi… abbiate pazienza… ma a me questo studio sembra una grossa sciocchezza
    Non perchè non siano “veri” i valori rilevati nei prezzi delle colonnine HPC (che non metto affatto in dubbio) quanto sul “perché” ci sono queste polveri PMx rilevate
    Visto che Non è (ovviamente) causato dalla Presenza delle colonnine HPC ma Evidenziate dal loro Funzionamento (le ventole di raffreddamento) mi vien da pensare che sollevino nuvole di particolato Portate dalle BEV (attaccate a carrozzeria e pneumatici durante il viaggio)
    Nessuna auto BEV penso arrivi ad una colonnina HPC frenando come in Formula 1 ai pit stop pertanto escluderei che l’Origine dei PMx siano le BEV (in quanto tali): sicuramente non frenano sfregando così forte gli pneumatici da provocare usura (il più delle volte si deve arrivar molto piano per posizionarsi correttamente) e men che meno la polvere dai dischi dei freni (notoriamente molto sottoutilizzati su vetture elettriche!) possono produrre le nuvole di particelle in un così breve spazio di arresto.
    Mi domando se han fatto le medesime misurazioni presso normali stazioni di rifornimento (ove le pompe carburante ovviamente Non hanno ventole di raffreddamento) per verificare se la presenza dei veicoli aumenta ugualmente la presenza di polveri sottili quando si fermano in piazzola.
    Stesso discorso andrebbe fatto anche agli autolavaggi, visto che i getti di acqua / aria per le varie fasi di pulizia sicuramente trasferiscono tutto il particolato (e gli altri materiali – terra/lubrificanti/saponi etc ) nell’aria attorno.
    scusatemi ma insisto… mi sembra uno studio da “Clickbait”

    1. “…Mi domando se han fatto le medesime misurazioni presso normali stazioni di rifornimento…”
      Ciao Damiano, la risposta alla tua domanda se abbiano effettuato misurazioni anche nelle stazioni di rifornimento è sì, come riportato in fondo all’articolo:
      «…Il team di studio ha esaminato la qualità dell’aria in 50 stazioni di ricarica rapida (DCFC) […] A scopo di confronto, hanno anche campionato la qualità dell’aria nelle stazioni di servizio e in altri tipi di siti urbani senza ricariche rapide….»
      Non pare siano invece state effettuate misurazioni presso stazioni di autolavaggio. Forse perché, con tutta l’acqua che c’è in giro, è più comune che vi si generino degli aerosol di acqua e detergenti/lubrificanti/sporco, che tipicamente sono di dimensioni decisamente maggiori rispetto al microparticolato) piuttosto che il pericoloso PM2.5.

      1. forse, Eugenio, le vetture elettriche “attirano” maggiormente il particolato presente nell’aria? altrimenti mi spiego ben poco come possa esser presente visto che le auto USA son ben più pesanti delle nostre (quindi anche il consumo pneumatici/freni dovrebbe esser elevato anche su ICE pure).
        Quanto all’aerosol di lavaggio io penso che inglobino tutte le polveri circostanti (come quando si forma la grandine, attorno al pulviscolo atmosferico) e quindi non sia affatto salubre stare vicini all’autolavaggio senza protezioni….

        Tu hai qualche altra ipotesi in merito a questi dati rilevati ?

        1. Andando a leggere lo studio originale (https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0160412025003320), leggo che gli autori hanno specificato quanto segue:
          «Our results indicate that these particles, primarily in the sub-micrometer range (0.5–1.0 µm), are likely due to particle resuspension from the power cabinets. PM2.5 samples from power cabinets showed higher levels of brake and tire wear tracers (Ba, Cu, Zn) and dust tracers (Ca, Al, Fe) compared to samples from nearby chargers and background sites.»
          [«I nostri risultati indicano queste particelle, soprattutto nel range submicrometrico (0,5-1,0 μm), sono probabilmente dovuti alla risospensione di particelle da parte delle cabine di trasformazione [delle stazioni di ricarica. NdT]. I campioni di PM2.5 da tali cabine hanno mostrato livelli più elevati di traccianti del consumo di freni e pneumatici (bario, rame, zinco) e di traccianti della polvere (calcio, alluminio, ferro) rispetto ai campioni presi dalle vicine colonnine di ricarica e dai vicini siti usati come riferimento di fondo.»
          Sembra quindi confermato, stando agli autori dello studio, che il problema sia legato alle cabine di alimentazione delle stazioni di ricarica – non alle colonnine di ricarica – per il fatto che esse aspirano aria fresca dalla strada (di solito dal basso) con tutti i tipi di particelle che sulla strada si erano depositate, e la riemettono più calda con le particelle aspirate tramite le ventole di espulsione dell’aria calda, di solito situate in alto nella cabina.
          Osservando che qualsiasi cabina elettrica di trasformazione dell’energia elettrica è fatta così (vedi le linee guida ANIE https://anienergia.anie.it/wp-content/plugins/acd-attach-document/acd-get-document.php?post_ID=4951&file_name=guida-tecnica-cabine-2021_web.pdf), non solo le cabine di alimentazione delle stazioni di ricarica, sarebbe interessante suggerire agli autori di comparare i risultati ottenuti presso le cabine di trasformazione delle stazioni di ricarica con la misura del particolato risollevato da qualsiasi altra cabina di trasformazione in relazione alla sua ubicazione in strada o lontano dalla strada, al traffico medio misurato nei dintorni della cabina, ecc.

          1. grazie Eugenio 👍🏼😀
            difatti mi sembrava strano che le HPC o le BEV “generassero” PMx in arrivo o in sosta per le ricariche… Mi sembrava più probabile che le vetture (o gli impianti di ventilazione) fossero la causa del trasporto e diffusione di PMx “caricati” anche altrove…
            Vicino ad ogni pompa di calore (domestica & industriale) son pronto a scommettere che la concentrazione di PMx aumenta…

    2. ElettricAgo-go

      Mah, personalmente pare anche a me uno studio che vale quel che vale. Semplicemente le ventole alzano il PM 2,5 😅 a vederla cosi pare quasi paragonabile ad un colpo di vento che le alza.
      Per carità, buono a sapersi ma 😅 lascia un pò dubbioso anche a me sto studio, messo giù cosi come appare nell’articolo.

      1. Concordo anch’io.
        Se il problema sono le ventole di raffreddamento delle cabine di trasformazione che aspirano e risollevano particolato, allora qualsiasi cabina di trasformazione ha potenzialmente lo stesso problema dato che è fatta allo stesso modo di quelle che servono le stazioni di ricarica.
        Quindi il problema sia proprio nel come sono progettate queste cabine, non nel fatto che esse servano una stazione di ricarica.

        1. Il problema è proprio legato al movimento delle polveri causato dalle infrastrutture di ricarica o di rete, che necessitano un raffreddamento ad aria e che orientano verso l’alto aria calda che rimette in circolo le particelle pm2,5. Potrebbero bastare dei filtri, opportunamente studiati e mantenuti (altrimenti si intasano e la cabina di trasformazione rischia di incendiarsi). Il fatto che siano correlabili alle HPC è solo in funzione della potenza installata e della tensione di funzionamento. E per la ricarica veloce si va a valori che provocano riscaldamenti sensibili della componentistica interna (trasformatore da AC a DC incluso) che esigono il raffreddamento. Mettere i filtri è una soluzione, tenere lavato lo spazio circostante anche (evita l’assorbimento delle particelle che sarebbero legate all’acqua e immagazzinate in opportune strutture di contenimento). Però tutte queste soluzioni hanno un prezzo che qualunque operatore scaricherebbe sul consumatore finale. Non esiste una soluzione all’impiego dell’energia e al suo trasporto che non abbia qualche problematica da affrontare in termini di efficienza e di impatto ambientale. Purtroppo.

      2. A questo punto, l’aria spostata dal traffico chissà che livelli di PM* genera. Avrebbero dovuto mettere i rilevatori anche lungo le strade, da quelle lente di quartiere alle arterie principali alle highway

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