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Al Mit di Boston il primo volo del motore a vento ionico

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Un motore a vento ionico alimentato a batteria è stato realizzato e sperimentato con successo dai ricercatori del Mit di Boston.

Se non è la più clamorosa delle bufale, quella che riporta la rivista americana Nature  è una delle scoperte  del secolo. Perché l’idea di volare senza parti in movimento, in silenzio e senza “bruciare qualcosa”, cioè senza propellente,  era venuta soltanto agli autori di film di fantascienza. Alcuni dei quali, come Gene Roddenberry,  il papà di Star Trek,  aveva trovato perfino un nome al sistema di propulsione delle sue navi galattiche: il motore ionico. Il mondo scientifico, viceversa, era convinto che fosse “impossibile”. O meglio, solo “teoricamente possibile”, perché nella realtà la spinta prodotta da un dispositivo del genere non sarebbe mai stata in grado di vincere la forza di gravità terrestre. Ebbene: il motore ionico c’è, e funziona. Ha già funzionato, anzi, in una palestra del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, spingendo un velivolo di cinque metri di apertura alare e 2,5 chilogrammi di peso, batteria compresa, in un volo di 60 metri, ripetuto per dieci volte. Sembrano pochi ma non è così. Quei 60 metri in aria, documentati da un filmato,  aprono scenari inimmaginabili per la mobilità terrestre del futuro.

Mobilità elettrica. Il motore realizzato dal Mit, infatti, sfrutta l’elettricità per creare un flusso di ioni in movimento tra sottilissimi fili (emettitori) percorsi da una corrente molto bassa  (15 mA) ad altissima tensione (20 mila volt) e altri percorsi da una corrente uguale e opposta. La potenza impiegata è soltanto di 600 Wh. Entrambi i flussi sono alimentati da una piccola batteria rinchiusa nella fusoliera. Il “vento ionico” così generato ha spinto il prototipo del Mit a oltre 4 metri al secondo (circa 18 km/h), con un’efficienza energetica del 2,9%. Gli autori dell’esperimento, però, calcolano che raggiungendo i 300 metri al secondo, cioè poco sotto la velocità del suono, l’efficienza energetica salirebbe al livello del  50%; quindi il motore troverebbe applicazione reale.

Il problema è che questo tipo di propulsione ha un’accelerazione molto lenta. Nello spazio, dove non c’è aria da  “ionizzare” né gravità da contrastare, è già stato utilizzato, per esempio dalla sonda Dawn, in combinazione con un gas propellente. Ci sono voluti mesi per raggiungere la velocità ottimale, ma a quel punto il propellente è finito. In atmosfera non sarà un problema, visto che il propellente, l’aria, non manca; bisognerà però potenziare la spinta per raggiungere istantaneamente la velocità necessaria a sostenere il peso del velivolo e del suo carico. Come ottenere questo risultato sarà la sfida tecnologica dei prossimi anni. Se la scienza riuscirà a vincerla, avremo a disposizione una tecnologia che consentirà ai velivoli di mantenersi in aria per mesi, senza rumore, senza usura di parti meccaniche e senza emissioni, sfruttando semplicemente l’energia solare.

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