Aito, avanti un altro cinese

Aito, avanti un altro cinese. Al Salone di Monaco fa il suo vero debutto europeo l’ennesimo marchio di Pechino. Con azionisti importanti: il colosso dell’elettronica Huawei e il costruttore di auto Seres. 

Aito, tre modelli nell’era del lusso coniugato all’intelligenza

Aito
La presentazione del marchio cinese Aito al Salone di Monaco di Baviera.

In Cina Aito è una realtà già da tempo. Noi ne parlammo del 2022, quando lanciò il primo modello, la M5 EV. Ora i modelli sono quattro, dato che nel frattempo si sono aggiunti anche la 5, la 7 e la 9. Ed è venuto il momento di diventare un marchio globale. Cosa che si farà con il lancio prima nel Middle East e poi in Europa, come confermato dal n.1  di Seres, Leon He:Qui a Monaco sveliamo la nostra gamma di prodotti veramente globalizzata, una pietra miliare nel nostro percorso. Questo viaggio per definire il ‘nuovo lusso’ nell’era intelligente è supportato dalla nostra teacnologia ll’avanguardia e dal notevole successo in Cina“. Il primo modello di Aito è stato il SUV elettrico M5 EV, che però non verrà esportato. A questo è seguita la famiglia di SUV Aito 5, Aito 7 e Aito 9. L’idea del costruttore cinese è di offrire sul mercato globale sia auto elettriche, sia range extender.  In Cina Aito ha raccolto un buon successo: a fine agosto aveva già venduto 770 mila unità. Vendite trainate  dall’ammiraglia, la Aito 9, lanciata a fine 2023 e già venduta in 230 mila pezzi, a un prezzo pari a circa 55 mila euro.

Da Xiaomi a Huawei: i colossi dell’elettronica producono auto

Aito
La Aito M5, il primo modello lanciato dal marchio cinese nel 2023.
Nell’era dei computer con le ruote (o, meglio, dei software defined vehicles), l’ingresso nell’auto dei colossi dell’elettronica di consumo è stato un passo naturale. Ricordiamo il grande successo ottenuto da Xiaomi, il gruppo che fino a due anni fa conosciuto solo per i suoi smartphone. A giugno a società ha bruciato una nuova tappa per imporsi anche nel settore delle auto elettriche. Il nuovo Suv Yu7, con cui vuole fare concorrenza alla Tesla Model Y, ha raccolto 300mila prenotazioni già nella prima ora dopo la presentazione ufficiale, con il titolo alle stelle sulla Borsa di Hong Kong. Solo l’inizio di una corsa impressionante.
La Tesla Model Y è ancora la migliore su piazza? Nuova prova: articoloVIDEO

Visualizza commenti (4)
  1. Luigi Mongardi

    La concorrenza con la Cina? Una battaglia persa in partenza
    Il vero vantaggio competitivo dei mercati asiatici, e in particolare della Cina, è l’enorme mercato interno. Questo fattore ha consentito alle loro produzioni di crescere e consolidarsi fino a diventare dominanti in molti settori: dai motori alle televisioni (basti pensare a marchi come Mivar, Admiral, Sinudyne e tanti altri ormai scomparsi), fino a un’infinità di altri prodotti.
    Il meccanismo è semplice: la Cina produce per un bacino interno immenso, capace da solo di assorbire volumi giganteschi. Questo permette di ammortizzare rapidamente i costi di ricerca, sviluppo e produzione. Una volta raggiunta la saturazione del mercato interno, l’offerta si sposta verso l’estero, dove i prodotti vengono proposti a prezzi che risultano imbattibili per le aziende europee e nordamericane.
    Basta guardare ai cataloghi online di piattaforme come Aliexpress, Banggood o Temu: milioni di articoli a prezzi stracciati, spesso per categorie di prodotti che in Europa non sono nemmeno più reperibili perché non è più conveniente produrli.
    Un esempio recente riguarda il settore delle auto elettriche. Secondo l’articolo in Cina sarebbero già stati venduti 770.000 veicoli AITO, di cui 250.000 solo della serie 9. Più di tutto il parco di auto elettriche italiano. Per avere un termine di paragone, si tratta di un numero pari all’intero parco circolante di auto elettriche in Italia.
    Questa è la forza dell’economia di scala cinese: saturare prima il proprio mercato interno, azzerando i costi fissi, per poi aggredire i mercati esteri con prodotti già ampiamente collaudati e a prezzi impossibili da contrastare.
    È una dinamica che osserviamo da almeno 40-50 anni, in settori sempre diversi, e non c’è alcuna ragione per cui debba interrompersi proprio adesso.

  2. Ah, le aziende di elettrodomestici che mettono le ruote al bianco!

    Se le compagnie semistatali non ci avessero incatenati al petrolio e al metano, mi sarebbe piaciuto provare la sovranista Mivar EV1…

    1. Forse se il vecchio Vichi fosse ancora vivo la Mivar potrebbe essere ancora attiva e lanciarsi nel mercato del bruno con le ruote. A parte le battute mi sono fatto l’idea che per tutti questi marchi cinesi arriverà l’ora della resa come è successo agli europei : che fine hanno fatto la Autobianchi, la Simca, la Talbot, la Innocenti, la Austin e via dicendo? E anche Fiat, Peugeot, Opel, Citroen fagocitate in grandi gruppi senza più ne innovazioni tecnologiche ( ricordate il common rail?) ne personalità? Continuiamo a produrre bidoni usa e getta a caro prezzo ma i soldi sono sempre meno e il mercato soffre

    2. la Mivar è stata un capolavoro dell’industria italiana … prodotti vendutissimi perchè facevano quel chiedeva la gente per quel prodotto (avere una TV) e anche super -riparabili (quindi reale attenzione all’ambiente) …poi arrivò la globalizzazione, e lo vedi anche te il risultato 🙂 per far avanzare l’elettrico servirebbero produttori tipo Mivar

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