Vita dura per l’agrivoltaico. Il sistema che mette insieme produzione agricola ed energetica è sotto tiro. In tutta Italia. A iniziare dalla Sardegna, dove la Regione si è schierata contro il ministero per l’ok a due impianti. Opposizione anche in Emilia Romagna dove l’assessore all’agricoltura parla di scempio e si ostacola un sito nel reggiano. In Molise, invece, la Regione approva ma scatta la fronda con protagonista anche Slowfood. Eppure l’agrivoltaico ha un impatto minimo, spesso addirittura positivo su alcune colture, come si legge in uno studio di Althesys.
In Sardegna la Regione contro il ministero per l’ok all’agrivoltaico finanziato dal Pnrr
L’antagonismo dei comitati sardi alle rinnovabili lo abbiamo documentato spesso. Anche perché non si possono nascondere i tre attentati contro i parchi eolici e fotovoltaici.
Una campagna di fake news ha alimentato la denigrazione sulle rinnovabili, si sono raccolte oltre 200mila firme per limitarle, e il consiglio regionale ha approvato una legge sulle aree idonee restrittiva.
L’opposizione all’agrivoltaico è forte come si legge anche nei toni. Basta leggere questo comunicato stampa. «Muro della Regione Sardegna contro i pareri positivi espressi dalla commissione tecnica nazionale Pnrr-Pniec su alcuni impianti agrivoltaici».
Una guerra. E si annuncia battaglia in tutte le sedi perché i due progetti sono in contrasto col «quadro normativo regionale, sia con i valori paesaggistici, ambientali e culturali che la legislazione regionale difende».
Si contesta la legittimità della commissione tecnica ministeriale
Gli impianti dedicati all’agrivoltaico approvati a Roma sono «il “Monte Nurra”, in agro di Sassari, e “Villasor” i quali si collocano in aree dichiarate non idonee secondo la Legge Regionale n. 20 del 2024».
Sulla vicenda interviene l’assessore regionale all’ambiente Rosanna Laconi. «Non possiamo accettare che decisioni assunte da una commissione tecnica posta alle dipendenze funzionali del Ministero dell’Ambiente ignori la legislazione regionale». Eppure i due progetti sono stati approvati perché all’interno del bando Pnrr e in attuazione del Green Deal europeo.
L’assessore difende la legge regionale per preservare il consumo di suolo e la biodiversità. Ma con l’agrivoltaico l’attività agricola viene agevolata e non si ha una prova scientifica sulla riduzione della biodiversità.
Abbiamo scorso il progetto Monte Nurra. Si tratta di un impianto dalla potenza di 42,096 MWp su 51 ettari, proposto da Eusebio S.r.l. e da realizzare nel Comune di Sassari fra la strada provinciale n. 18 e la cava Monte Nurra. Siamo a 8 chilometri dalla città di Sassari e a 2,8 dall’agglomerato di Campanedda. Non proprio una zona vergine.
Il progetto prevede l’installazione di 60.138 moduli, da 700 Wp cadauno distribuiti su inseguitori del tipo monoassiale installati su strutture metalliche di sostegno infisse al terreno.
Il consumo del suolo? Leggiamo dal progetto: «La proposta progettuale prevede di destinare le aree disponibili a coltura foraggera permanente e, nel periodo estivo post raccolta foraggi nonché compatibilmente con le dimensioni dei Traker, a pascolo per bovini e ovini». L’attività agricola persiste.
Anche in Emilia Romagna si rallenta l’agrivoltaico. Al motto “scempio” e “speculazione”
Il Dl agricoltura parla chiaro: vietata ogni installazione a terra sul suolo agricolo, l’agrivoltaico di tipo 2 per intenderci, ed è permesso solo quello sollevato da terra che minimizza il consumo di suolo.
Stupiscono per questo le parole dell’assessore regionale Alessandro Mammi in una recente intervista al Resto del Carlino: «Noi dobbiamo aumentare l’energia ma anche garantire cibo e sicurezza alimentare quindi sono fermamente contrario a ogni soluzione che consumi suolo agricolo. Dobbiamo tutelare il suolo ricco di biodiversità, dal rischio di un possibile scempio ambientale e agricolo».
Considerato che la legge nazionale vieta tutti gli impianti a terra, gli unici interventi possibili sono quelli agrivoltaici. E su questo l’assessore sottolinea «verificheremo in modo molto scrupoloso che siano davvero agrivoltaici avanzati e non forme di speculazione».
Eppure in Emila Romagna sono tante le aziende agricole, da Caviro (leggi qui) a Orogel (leggi qui), che puntano a migliorare l’attività con l’agrivoltaico che permette una riduzione significativa delle emissioni nocive e si integra con l’attività agricola.
La Regione si è opposta al progetto Giambattista, impianto agrivoltaico fra il comune di Sant’Ilario d’Enza e la frazione di Calerno.
In Molise si schiera contro l’agrivoltaico in un uliveto anche Slow Food
In Molise il via libera della Regione a un progetto agrivoltaico a Campomarino, all’interno di un uliveto, ha provocato la reazione contraria di Slow Food.
L’impianto della Renantis Italia, sede a Milano, con potenza di 6,5 megawatt, composto da circa 10mila pannelli solari da 605 watt prevede la piantumazione di 5mila ulivi.
Il progetto è stato anche ridimensionato – via 2mila pannelli – ma Slow Food Basso Molise esprime contrarietà: «Perdita di uno spazio rurale, una risorsa vitale per il territorio molisano».
Lo studio di Althesys sulla sinergia tra paesaggio e rinnovabili
Le energie rinnovabili oggi hanno un impatto modesto sui terreni agricoli italiani e ancor più esiguo rispetto all’intero territorio. Questa in sintesi la conclusione dallo studio presentato da Althesys, in collaborazione con European Climate Foundation.
I ricercatori sottolineano che «la costruzione di impianti di energia rinnovabile è reversibile e la loro presenza non provoca inquinamento o contaminazione del suolo».
Oggi fotovoltaico ed eolico a terra utilizzano un’area pari al 0,15% della superficie agricola utilizzata a livello nazionale. Nel 2023, per una potenza disponibile di 9 GW di fotovoltaico a terra, la quota sul totale si fermava al 30%, con un uso del suolo di 167 km2. Al 2035 si prevede una capacità raddoppiata a 20 GW e un’incidenza sui suoli agricoli prevista in 283 km2.
I ricercatori pur considerando l’impatto sul paesaggio e quindi la necessità di una progettazione attenta al valore culturale dell’ambiente sottolineano: «Con l’agrivoltaico si riduce ulteriormente l’impronta integrando la produzione di energia con agricoltura, risparmiando almeno il 70% della terra».
Se si vuole arrivare alla decarbonizzazione e a mitigare le conseguenze dei cambiamenti climatici, responsabili di ingenti danni in agricoltura, bisogna contare sul potenziale di produzione delle rinnovabili.
Sul tema lo studio sottolinea che «i centri urbani e le aree metropolitane contribuiscono meno rispetto alle aree rurali, dove esiste la maggiore disponibilità di spazio per il fotovoltaico e l’eolico».
Vediamo i numeri: «Per il solare, queste aree offrono una maggiore densità energetica, con una produzione potenziale per unità di superficie 2,7 volte maggiore che nelle aree suburbane e 8,3 volte maggiore che nelle città».
Chiaro il ragionamento: l’autoconsumo e la produzione nelle aree industriali, urbane ma anche sub urbane, pur lodevoli non sono sufficienti per garantire una sempre più urgente transizione energetica.
La legge non prevede più gli impianti a terra su suolo agricolo, ma se si blocca anche l’agrivoltaico che consuma pochissimo suolo e permette l’attività agricola si rallenta la decarbonizzazione e la lotta alle conseguenze del cambiamento climatico. E in alcuni casi, grazie agli introiti energetici, si evita la fuga dai campi.
Agli agricoltori penso piacerebbe poter scegliere se installare o meno dell’agrivoltaico,
e del tipo più economico e più adatto al terreno, clima e piano agronomico, come sta avvenendo in tutta europa, dal 2022 si è presa conscienza delle enormi potenzialità e vantaggi reciprochi dell’agrivoltaico
senza i divieti irrazionali messi primavera scorsa dal decreto del ministro Lollobrigida a vietare gli impianti del tipo più economico e veloce da approvare, il tipo a pannelli bassi interfilari, che non necessitava di passare per le strettoie degli incentivi pubblici
il decreto ha ridimensionato una nascente onda di installazioni; apparentemente su sollecitazione pressante del gruppo Bonifiche Ferraresi (con espressione politica Coldiretti che tanto si è spesa contro l’agrivoltaico), che dal 2020 circa si è associata con ENI in alcuni settori (vendita dei carburanti agricoli e per autotrasporti, e diffusione delle coltivazioni biodisel), ostili alle rinnovabili per conflitto di interesse
il danno è per noi ma anche per gli agricoltori, perché un ettaro messo ad agrivoltaico fornisce circa 4000e lordi ( diciamo 2500e al netto delle tasse) di rendita di affitto pagato da chi gestisce gli impianti, o anche di più se proprietario e gestore impainti coincidono
può aiutare una azienda agricola in difficoltà a far quadrare i conti, e al sud italia può aiutare anche a recupere alla coltivazione terreni ora marginali, non redditizi senza l’agrivoltaico, ad esempio per eccesso di insolazione e scarsità di acqua
e i calimeri abbondano.. 🤣
maledetti agricoltori che non ci danno i campi per la nostra dose di energia, dovrebbero pensare a noi prima..
stupidi trogloditi illetterati che credono alle fake news.
le università dicono..
la più bella “non ci sono prove scientifiche che danneggino la biodiversità”: ci sono a favore che la migliorino? link, grazie..
il tutto da persone che siedono a scrivanie/divani, mai fatto nemmeno l’orto, ma che ti insegnano..
quasi tutti quelli che avevano aderito alla “minima lavorazione” (tot anni senza arature/lavorazioni pesanti del suolo), cessato il periodo obbligatorio hanno lasciato perdere perché meno produttiva.. andate e spiegate loro che sono balle perché su internette avete letto..
PS: perché non create il “consorzio vaielettrico” e comprate ettari su ettari di terra su cui impiantare agrivoltaico? la parte sottostante la date in affitto.. poi a fine anno tirate le somme di quanto avete guadagnato. no, eh?
nota a margine: ma le regioni citate non sono a guida progressista? strano..
Ecco Cristiano troll in azione. Dove si è inventato che gli agricoltori non vogliono i pannelli sui campi? Anzi fanno la fila per averli. Guardi i numeri dei bandi. E ne abbiamo anche scritto. Ecco cosa dicono le università: “Ad esempio, si può ottenere un significativo guadagno ecologico creando prati e praterie di fiori selvatici, siepi, macchia boschiva, habitat di zone umide e ripristino della qualità del terreno. Ciò ha il potenziale per supportare la creazione di una rete di recupero della natura in tutto il paese” E qui il link https://solarenergyuk.org/wp-content/uploads/2022/05/NCBPG-Solar-Energy-UK-Report-web.pdf Lei invece oltre il nulla del suo commento ha qualche riferimento accademico? Evito di rispondere sulle altre parti dello sproloquio perché si commentano da sole.
Cerchi un articolo scientifico sugli effetti dell’agrivoltaico sulle coltivazioni? Eccoti accontentato con una bella review di 54 articoli sull’argomento: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1364032123011358
Dalle conclusioni dell’articolo: ” Livestock and some crops, such as potatoes, seem to be adaptable to large areas. In addition, crops that require a lot of sunlight, such as tomato and maize, could still be grown under solar panels.” Te lo traduco in italiano in caso avessi difficoltà con l’inglese: “Il bestiame e alcune colture, come le patate, sembrano essere adattabili a grandi aree. Anche le colture che richiedono molta luce solare, come il pomodoro e il mais, possono lo stesso essere coltivate sotto i pannelli solari.”
Senza contare l’effetto a lungo termine sui cambiamenti climatici, che renderanno l’Italia soprattutto al Sud, un deserto in pochi decenni (https://www.nature.com/articles/s41598-024-70257-1) con buona pace dei tuoi amici contadini.
Ti consiglio di leggere per intero entrambi gli articoli, così potrai informare gli “stupidi trogloditi illetterati” (li hai definiti te così, non io 🙂 ) degli effetti che subiranno le loro coltivazioni se non interveniamo al più presto.
Fa tanto per provocare, di studi su biodiversità e miglioramento della produzione ne abbiamo dato conto più volte, ma il signor Cristiano non li vede
l’importante, Gian Basilio, non è rispondere a Cristiano, ma a chi passa di qui e magari non ha la voglia o la pazienza o la competenza per andarsi a cercare le fonti. E quindi crede a quello che dice Cristiano o chi per lui e magari lo va a riportare in giro. Io ho fiducia nel fatto che si possa convincere la gente.
Molti sostengono che sono un ingenuo, ma mi è capitato più volte, parlando con calma e argomentando con cura, di convincere complottisti vari dell’assurdità delle loro teorie.
Bisogna imparare a comunicare la Scienza. Parlando dall’alto in basso alla gente come Cristiano si fanno più danni che altro.
Caro Giovanni, infatti per non far perdere tempo a nessuno e visto che l’intento del signore non era di confronto ma solo di attacco il suo ultimo intervento è stato cestinato
Buongiorno Giovanni,
da parte mia di lettore, sentiti autorizzato, ogni tanto quando credi, a postare i tuoi contributi ben informati, in cima, cioè appena sopra, invece di appena sotto, ai commenti sciocchini
non saerebbe la “netiquette”, ma i troll postano in cima invece che in risosta, per sporcare la discussione, e a rispondergli sotto, gli si aumenta la visibilità del loro commento, e riduci la visibilità del tuo utile commento
a volte ai provocatori gli rispondo molto in breve sotto, e dettagliato sopra, se penso che sia di interesse a chi legge 🙂
Recentemente ci sono stati i primi revamping , si legge rinnovamento di campi fotovoltaici in cina
a parte il guadagno di potenza a parità di superfice
CATL , la mega azienda multinazionale delle batterie al litio , riciclerà il silicio dei pannelli dismessi per farci batterie di nuova concezione ..
questa gente ,gran parte dei politici italiani , pregiudicano il futuro dei propri figli su temi che periodicamente ;
almeno tre volte nella vita di un cittadino , possono essere ri-messi in discussione ..
lasciassero decidere alle nuove generazioni !!
voto a 16 anni subito !!
l’immobilismo decadente degli ultimi 40 anni , ci sta facendo diventare un paese da quarto mondo ..
ovviamente ci sono anche buone notizie,poche,
amministratori dotati di materia grigia ;
in Puglia stanno facendo il revamping di un campo eolico ,
dimezzamento delle torri eoliche installate ,raddoppio della produzione elettrica annua
ma frenano sul fotovoltaico
Personalmente penso che ci sia una scappatoia , sempre che il governo centrale sia interessato
fonte ANAS S.p.A
“La rete Anas. La rete viaria di interesse nazionale che gestiamo comprende oggi 32.321 km”
sarebbero belli campi fotovoltaici ai margini di queste strade , anche di pochi metri
immaginiamo che siano sfruttabili meno della metà dei km , 15000 km
e che per una larghezza di 4 metri si possa installare solo 200Wp per metro lineare
risultato 3.000.000.000 di Watt picco alias 3 GiGoWatt picco di potenza
solo con le strade ANAS !!
senza Autostrade e Ferrovie
senza i parcheggi di autogrill e piazzole di sosta (il mio chiodo fisso)
io credo che sulla rete stradale gestita da Anas , comuni avrebbero poco da ridire
soprattutto se una quota dei profitti energetici venga destinata alla manutenzione stradale
i mie due centesimi di progresso sostenibile e speriamo realizzabile i tempi brevi
Ci sono mille modi di tappezzare di FER terreni già usati per altre attività, il problema è che si sente sempre dire no. Chi per interessi personali, chi per ignoranza, chi per soliti lamenti nimby, alla fine si fa gran chiasso ma non si muove niente.
E non è un problema di essere una democrazia dove le cose si rallentano perché serve concertazione, perché altre nazioni come Spagna, Portogallo, ma anche UK (che è partita dopo ma sta accelerando in modo impressionante) han capito che direzione prendere e si stanno muovendo.
Noi con la cretinata della “neutralità tecnologica” (concetto impalpabile e inutile, buttato li per intortare i gonzi) stiamo fermi in attesa della prossima promessa di una tecnologia (idrogeno, fissione nucleare, poi inizieranno a parlare di fusione) che ci risolva i problemi senza doverci sbattere adesso da tipici italiani.
se non fosse politicamente scorretto quando sento “bisognerebbe rispettare la neutralità tecnologica” ..
metterei mano all’avvitatore per dare una “registrata” agli svitati che la pronunciano
però anche la comunicazione di chi si occupa di energia verde deve cambiare ,
l’economia di scala , ha dimostrato nei paesi che hai citato
che non solo
le rinnovabili combattono il cambiamento climatico
le rinnovabili combattono l’inquinamento cittadino
ma soprattutto :
LE RINNOVABILI DA QUALCHE ANNO COSTANO MENO DEL FOSSILE !!
chi non le usa oggi sta facendo DANNI ECONOMICI IMPORTANTI alle nuove generazioni e farà passare una vecchiaia “preoccupata” alle attuali
i mie due centesimi di progresso sostenibile a buon mercato
Questa estate ero ad Alghero ed ho letto le motivazioni degli abitanti del luogo contro le rinnovabili.
Riassumo:
1 ci sono sotto degli interessi occulti
2 deturpano irrimediabilmente il paesaggio
3 provocherebbero una sovraproduzione di energia, ben oltre al fabbisogno della regione.
È meglio che non commenti: è troppo il mio affetto per quelle terre di cui sono in parte originario !
se chi commenta in negativo provasse a cercare i parametri tecnici e fare due conti, confermerebbe da solo che:
– FTV sui tetti (case, capannoni, parcheggi) nella pratica non basta a fare la transizione energetica, perchè solo una frazione di tetti (circa 1/10, o con molti sforzi 1/5) è realmente adatta; ha tempi di espansione lenti, molti anni o decenni, i tetti vecchi vanno rifatti, attrezzati, discussi tra proprietari
e sui tetti il FTV ha costi discreti ma non bassissimi (installazione, manutenzione, di gestione delle eccedenze messe in rete o dell’integrazione con accumuli di piccola taglia) siamo solo poco sotto al metano
– FTV a terra, normale o vari tipi di agrivoltaico, è invece un “campione” di alta resa, bassi costi, velocità di crescita, integrazione con la rete e con gli accumuli; è in grado di iniziare ad abbassare i costi dell’energia italiana nazionale (e non solo la bolletta di chi lo installa) già in 1-2 anni
– FTV a terra ne basta molto poco, una briciola dei terreni marginali agricoli ora non utilizzati (marginali= non hanno resa abbastanza economica e sono in stato di abbandono)
circa 1000 km2 di aree ombreggiate, cioè 2000 km2 contando anche lo spazio libero tra le file dei pannelli, installeranno 280 GW di potenza nominale, con notevole energia prodotta annualmente di circa 450 TW-h,
== Esempio di MIX per l’Italia al 2050
— 450 TW-h annui energia da FTV a terra
— 130 TW-h da FTV sui tetti
— 160-200 TW-h eolico in mare e su terra
— 44 TW-h (attuali) idroelettrico
— 6-12 TW-h ( attuali sono 6 ) geotermico
— 10-25 TW-h biometano e altre rinnovabili
Soluzione che siamo fortunati come Paese mediterraneo, andrebbe abbastanza di lusso; le alternative non rinnovabili sono molto più costose, lente e impattanti
Abbiamo una crisi economica nazionale anche per il caro energia, e una crisi ambientale globale; il FTV a terra (e/o l’eolico) risolve questo e lo fa in tempi record, come visto in Spagna
non ha senso aspettare anni e anni rimandando il FTV a terra, come vorrebbero ENI, ENEL, SNAM e chi li aiuta, e limitarsi a lentamente ristrutturare i tetti e popolarli di pannelli, in nome della malizia dei disinformatori, o del preconcetto di chi ne è vittima, e non è più in contatto con la realtà produttiva, e anche agricola, visto che le installazioni agrivoltaiche aiutano anche a far quadrare i bilanci economici e idrici degli agricoltori
volevo precisare quel 1/10 o 1/5 dei tetti usabili, mi riferivo alla porzione netta dei metri-quadri di superficie dei tetti usabile con facilità, non al numero di abitazioni
cioè molte abitazione e capannoni sono adatte, e un conto delle superfici dei tetti fornisce numeri molto alti, però poi vanno considerati in prima battuta:
– solo i tetti già ristrutturati e facilmente accessibili
– non ombreggiati
– va scartata la falda nord (bassa resa)
– infine l’area rimanente va divisa per 2, considerando gli sfrisi di spazio non usabile intorno ai pannelli dovuto alla forma irregolare dei tetti
Purtroppo da quello che leggo quotidianamente nel ns paese l’odio è verso TUTTE le rinnovabili, l’ignoranza tecnico-scientifica acceca qualsiasi ragionamento razionale con l’aggravante della sindrome NIMBY
Per molti NON è ancora chiaro il concetto che con i grandi impianti rinnovabili è possibile produrre energia a costi inferiori rispetto alle fonti fossili in grado di far funzionare il sistema produttivo dell’intero paese ad emissioni ZERO e con impatti ambientali pressochè nulli o assolutamente gestibili e marginali rispetto agli enormi benefici ottenibili oltre che con una tempistica molto più breve rispetto all’emergenza che abbiamo di fronte
Questo non esclude assolutamente il ruolo dei piccoli e medi impianti rinnovabili, le CER e via dicendo, ma NON è possibile pensare di produrre i 306 TWh che consumiamo ogni anno nel ns paese semplicemente con il fv da balcone
Il 2024 è stato dichiarato dagli istituti scentifici internazionali come l’anno più caldo con il superamento della soglia di 1,5°
Quando capiremo tutto questo sarà sempre troppo tardi….
Giusto, come hai fatto, sottolineare che il fv da balcone è lodevole, ma non basta certo per la decarbonizzazione
È però un democratico sistema di dare a (quasi) tutti l’ opportunità di risparmiare e fare qualcosa di positivo per l’ ambiente…anche se francamente non sono troppo convinto che sia conveniente in molte situazioni..
Non lo metto in dubbio Damiano e ben venga. Non ho niente contro, bene anche gli incentivi. Il problema sorge quando vogliono impedire gli impianti tanto si può fare con le comunità energetiche, ma non bastano assolutamente al fabbisogno.
Le CER devono essere “spinte” da enti locali (es. comuni) perché troppe persone non sono in grado di essere informate e capaci di trovare una comunità energetica cui partecipare…
FV su palazzi e palazzoni Senza mega incentivi non li vedo praticabili.
Mi aspetto molto da tutti coloro che stanno in abitazioni mono o pluri familiari con tetto ben esposto…il caro prezzi di questi ultimi inverni ed un livello prezzi accettabile degli impianti FV dovrebbero convincere gli ultimi indecisi…
Per i grandi consumatori energetici….eolico off-shore… così si tolgono dal tavolo le contestazioni a difesa del paesaggio e agricoltura …anche se un po’ più costoso.
Io non sono contrario a prescindere.
Però ho letto di agricoltori che una volta installato la pannelli hanno abbandonato l’agricoltura perché semplicemente avevano già resa economica sufficiente dai pannelli solari.
non capisco perché (come già detto) non sarebbe più corretto incentivare o obbligare l’installazione nei posti dove c’è già è urbanizzazione.
Faccio esempi:
Nella mia azienda c’è un mega parcheggio lato autostrada. L’azienda si era proposta di pannellizzarlo ma il comune ha chiesto enormi costi di urbanizzazione. Nonostante sia affianco all’autostrada e sia una zona totalmente commerciale.
Condominio di 4 famiglie. se superi 10kw di pannelli devi costruire un azienda. Invece se ogni famiglia si fa i suoi 3 kw ciascuno (quindi per in totale di 12) puoi installare tranquillamente. Però devi moltiplicare per 4 costi burocratici, inverter, cavi ecc.
Cominciamo a pannellare tutti i parcheggi e i tetti. Poi quando sono finiti pensiamo all’agrivoltaici.
non devi temere che gli agricoltori smettano di fare gli agricoltori:
le installazioni a terra sono autolimitanti, appena ce ne saranno a sufficenza (e si parla di porzioni infime di territorio), l’energia sarà così abbondante da venir pagata molto meno e non verranno aggiunti altri impianti, non darebbero più un ritorno di investimento alto come ora che c’è fame di energia
come la fame o la sete, non è che dopo averla saziata continui sino a esplodere 😉
anzi molte aziende agricole avrebbero un aiuto in bilancio mettendo alcuni ettari, specie quelli che ora non rendono, a uso condiviso agrivoltaico;
purtroppo a remare contro gli agricoltori c’è anche il gruppo Bonifiche Ferraresi (con lato politico Coldiretti), che dal 2020 circa tramite sue società controllate è in società con ENI per gestire il lucroso giro dei carburanti agricoli e da autotrasporti, e per ostacolare il fotovoltaico (vedi al legge che hanno fatto approvare primavera scorsa contro l’agrivoltaico a pannelli bassi senza incentivi), lasciando agli agricoltori in difficoltà solo i miseri (quasi da fame) contratti per coltivare girasoli e simili per Biodiesel
Biodiesel crea monocoltura che impoverisce terreni e biodiversità, e usa circa 100 volte più superficie agricola per produrre la stessa energia usabile di un impianto fotovoltaico
Quando diluvieranno lettere di licenziamenti da tutte le aziende messe fuori mercato dal caro-energia… magari qualcosa cambierà….
Sarà sempre troppo tardi… aziende ormai chiuse non riaprono più…
No… Se pur in ritardo crei le condizioni “giuste” con energia F.E.R. a basso costo e reti distribuzione adeguata poi trovi sempre le imprese che approfittano di manodopera abbondante e disposta ad accettare stipendi anche bassi pur di lavorare…
È un “giochino” che fanno da 50 anni in tante zone d’Italia…
Se si ha voglia di leggere un articolo serio su costi e benefici dello smantellamento di un impianto a carbone, consiglio questo studi del decommissionamento della centrale di As Pontes, in Galizia. https://ruc.udc.es/dspace/bitstream/handle/2183/32243/Singh_Garha_Nachatter_2022_Energy_Transition_Narratives_in_Spain.pdf?sequence=3&isAllowed=y
Ci sono passato accanto in macchina tempo fa accanto a questo mostro di cemento in una zona incantevole della costa e, incuriosito, ho cercato su internet, scoprendo che è già chiusa e che si pensa di smantellarla.
Lo studio è interessante perché illustra le molte facce, non tutte – come ovvio – positive, della questione. Ma la Spagna intanto si è liberata della dipendenza dal carbone e va avanti a tappe forzate verso la sostenibilità… ehm… tranne qui dove vivo io che è il… posto più “sporco” energeticamente di tutta l’EU. Una vergogna. E perché? Ma ovvio! Perché le pale eoliche e gli impianti fotovoltaici sono… “brutti”.
Ho in confine con il mio terreno un impianto fotovoltaico a terra ( non ricordo ma fatto molti anni fa) la recinzione è relativamente alta dal terreno e gli animali possono tranquillamente scorrazzare…tra l’altro mi fu chiesto e ho concesso due ettari x il ripopolamento della fauna selvatica e x gli animali lo spazio a disposizione si raddoppia. Ai lati ci sono le siepi e…non ho mai visto mezzi pesanti se non uno sfalciatutto con chi tagliano l’erba due volte anno e ogni tanto un pulmino nei pressi della cabina. In compenso vedo quattro impianti x biogas ( quelle cupole bianche che avrete avuto modo di vedere) che necessitano di centinaia di ettari di coltivazioni dedicate, colture energivore che contribuiscono ad impoverire il suolo… ma questo “ non si vede”
L’ipocrisia regna sovrana ma non solo quella.
Governi locali che si stracciano le vesti a difesa del suolo, per evitarne il consumo, quando l’ufficio attiguo, autorizza quotidianamente un suo consumo in modo esponenziale.
Poi in Sardegna….il rischio più grande è la chiusura delle centrali a carbone, se impiantano nuove Fer. Poi sai a bonificare la centrale dismessa quanto verrà a costare?
È quello che fa imbestialire anche me. Opposizione becera, ignorante, retrograda e dannosa su investimenti per le energie rinnovabili, dove burocrati e intrallazzoni improvvisamente si scoprono difensori del suolo mentre concedono autorizzazioni a costruire case ovunque, quando metà delle esistenti sono inutilizzate.
Servirebbero leggi adatte a bloccare totalmente la nuova edilizia, ci sono così tante case da ammodernare o abbattere e rifare senza la necessità di costruirne una nuova per decenni, contando poi che siamo in regressione demografica. Ma ovviamente a costruire sul nuovo si guadagna di più che a ristrutturare, tanto i problemi dell’impermeabilizzazione del suolo saranno di chi verrà dopo.
Purtroppo anche l’agrivoltaico impatta sulla biodiversità e sul suolo: cambia l’irraggiamento, l’umidità, il suolo viene compattato (passaggio di mezzi per la costruzione e manutenzione) e scavato (posa di tubi per il passaggio di cavi elettrici, pali di sostegno), per sicurezza deve essere recintato impedendo il libero passaggio di animali, ecc.
Perchè, invece, non dotare di pannelli fotovoltaici TUTTI i parcheggi sopra una certa estensione? Non incentivando ma obbligando! Sto pensando ai piazzali asfaltati dei supermercati e simili, ai parcheggi scambiatori, alle fiere, che hanno già consumato suolo e distrutto la biodiversità.
Al contrario l’agrivoltaico tutela la biodiversità perché la protegge da un clima malato e determinato dal gas di scarico dei veicoli e delle attività umane. La tutela dal troppo caldo e dal troppo freddo. Il compattamento del terreno? Il contrario. Con l’elettrificazione del frutteto si usano mezzi elettrici meno pesanti – tutti quelli che ho visto in azione per la raccolta e il trattamento- e più salutari. Il libero passaggio degli animali? E’ pieno di terreni recintati anche senza agrovoltaico. Sugli scavi basta vedere i pereti o gli impianti di ciliegie, ma pure i meleti, coperti obbligatoriamente, se non vuoi perdere il raccolto, con reti che sono appoggiate a pali infissi nel terreno e poi ci passano i tubi per l’irrigazione. I piazzali asfalti dei supermercati? Non bastano ad assicurare i piani cottura di un isolato figuriamoci la decarbonizzazione. Se ha letto l’articolo, spero di si, cito lo studio che evidenzia la grande differenza di produttività tra aree urbane, surburbane ed agricole. La ringrazio per l’intervento, capisco la preoccupazione ma l’impatto anche paesaggistico riguarda uno zero virgola del territorio, peraltro quello agricolo già interessato da trasformazioni necessarie per mitigare le conseguenze dei cambiamenti climatici.
le recinzioni degli impianti agri o fotovoltaici prevedono aperture basse nella rete per il passaggio degli animali, dove ritenuto utile;
idem siepi laterali per nascondere alla vista, se ritenuto utille
visto curiosando in rete su documenti di progetto, vengono valutati e discussi tutti i tipi di potenziali impatti in modo certosino
Per di più nell’impianto che ho citato nell’articolo, quello vicino Sassari in Sardegna, è previsto il pascolo degli animali. Si fanno queste obiezioni ma in Sardegna, per esempio, anche i piccoli terreni sono tutti ben chiusi e da due secoli con la legge delle chiudende.
Tutto giusto. Ma se crede che i terreni agricoli siano “vergini” si sbaglia di grosso: sono lavorati, scavati, rigirati, concimati, fertilizzati e percorsi da uomini e animali da migliaia di anni. E da un secolo anche da macchine. Non ricordo in quale libro, ma ho letto questa definizione: l’agricoltura contemporanea è la trasformazione del petrolio in cibo attraverso il terreno.
Proprio la recinzione può avere soltanto effetti benefici sulle coltivazioni, in particolare in sardegna dove i cinghiali creano danni che un comune cittadino non arriva a comprenderne minimamente la portata, solo gli agricoltori lo capiscono, ma anche qualche automobilista quando ne investe qualcuno con l’auto;
E anche l’umidità che aumenta porta solo vantaggi alle coltivazione limitando traspirazione ed evapotraspirazione, il soleggiamento eccessivo con queste temperature sempre più alte sono la causa principale del deperimento della sostanza organica nel terreno, e quindi della produttività ma anche della biodiversità
Poi in Sardegna dall’editto delle chiudende abbiamo avuto sempre campi chiusi anche in ambito usi civici. Concordo, anche perché mi è stato spiegato da docenti universitari in Agraria e da diversi coltivatori, su umidità e sugli effetti negativi di questi picchi di temperatura
Purtroppo molto spesso è un problema di “ignoranza delle persone” di quelle che ci governano ma anche di quelle che formano la nostra comunità; per ignoranza non voglio intendere qualcosa di dispregiativo ma di “non conoscenza” dell’argomento e delle possibilità e/o vantaggi che tali sistemi possono apportare sia all’agricoltura che al fabbisogno energetico.
Faccio un esempio concreto di come l’integrazione “fotovoltaico/attività agricola” per alcune piantagioni come il kiwi o frutteti, la presenza dei pannelli fotovoltaici su strutture alte anche più di 3 metri, possa diventare all’occorrenza una protezione pure più efficace dei classici tendoni, pensate alle grandinate o agli eventi climatici estremi e al costo che comporta ripristinare una piantagione.
Per chi ha voglia di approfondire, su internet si possono comunque vedere come si comportano i sistemi con pergole agrivoltaiche; ripeto è solo un esempio di come la presenza di un impianto agrivoltaico spesso oltre a non rappresentare un’occupazione di suolo, possa essere anche un aiuto alla produttività (agricola e energetica) oltre che alla tutela dell’investimento.
Grazie Marco per l’intervento, la Regione Emilia Romagna investe, e in passato ha già speso, 70 milioni per i frutteti protetti. A Questo punto invece che finanziare reti può puntare sui moduli fotovoltaici – almeno per le colture indicate – che svolgono anche la funzione di protezione dal troppo caldo e troppo freddo
ho il vago sospetto che tutto origini dalle mazzette in ballo , somme enormi mosse da lobbies altrettanto enormi del petrolio .Poi, con qualche notizia ben piazzata e inculcata al momento giusto e con le giuste conseguenti concatenazioni il gioco si propaga da se . i risultati eccoli li , pecore .
Forse è un po’ troppo semplicistico, ma è chiaro ed evidente che ci sono enormi interessi in ballo
Cronache dal futuro, anzi dal presente. Pagina 349 di “Diluvio”. Data 2029: “Come fermare una rivoluzione”