Seppur con tante differenze all’interno di questo mondo, anche l’agricoltura inizia ad investire sulla transizione sia ecologica che tecno/digitale. Secondo il Rapporto-AGRIcoltura100 – firmato da Reale Mutua e Confagricoltura – negli ultimi 24 mesi ben sette imprese su dieci (69,5%) hanno investito in innovazione.
Secondo l’indagine “è sempre più forte la consapevolezza che solo attraverso investimenti che portano a un minor utilizzo di input ambientali sarà possibile immaginare un futuro sostenibile per la filiera agroalimentare“.
Questi i numeri: “Negli ultimi 24 mesi, infatti, ben sette imprese su dieci (69,5%) hanno effettuato investimenti in innovazione, puntando soprattutto su nuove tecnologie e tecniche agricole d’avanguardia“.
Economia circolare e autoproduzione energetica per il 17% delle aziende
Innovazione e sostenibilità viaggiano insieme: “Come evidenzia il fatto che le aziende più innovative sono la quasi totalità (il 78,9%) di quelle col maggior livello di sostenibilità“.
Vediamo più nel dettaglio come si declina nel concreto la transizione facendo riferimento ai dati del rapporto: “Più di metà delle aziende, 56,2%, mettono in atto iniziative di economia circolare o autoproduzione energetica. In particolare, risultano molto attive le aziende specializzate in ortive e fruttiferi, con circa due aziende su tre impegnate in almeno un’iniziativa“.
Ancor più nel dettaglio “il 17,1% attuano iniziative di autoproduzione energetica, 48% acquistano o vendono prodotti, sottoprodotti o scarti di produzione e 6,2% condividono spazi e sistemi di logistica con altri soggetti della filiera in un’ottica di economia circolare“.
Investimenti in fotovoltaico e biogas e il 35% delle aziende copre il 50% del fabbisogno
Le aziende più attive nell’autoproduzione energetica puntano sull’energia solare attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici o producendo biogas. Sono soprattutto quelle di maggiore dimensione in termini di fatturato: 30,6% delle aziende che fatturano oltre 1 milione.
I risultati sono interessanti. “Il 35% delle aziende agricole che producono energia coprono in questo modo il 50% del proprio fabbisogno energetico, e un ulteriore 26% copre una quota tra il 25% e il 50%”. Un gran fattore di resilienza economica soprattutto quando s’impennano i costi energetici.
L’energia si vende e così si integra il reddito agricolo
Oltre a ridurre i costi operativi l’energia può essere una leva economica utile al bilancio aziendale. “Nel 13,4% dei casi l’autoproduzione energetica è attuata esclusivamente o quasi a fini commerciali – si legge nel rapporto – poco meno del 40% delle aziende la utilizzano quasi esclusivamente per l’autoconsumo e quasi il 50% l’utilizzano in parte per l’autoconsumo e in parte per la vendita“.
Introiti che “favoriscono la stabilità delle imprese agricole e forniscono risorse aggiuntive per implementare nuove tecnologie, migliorare l’efficienza operativa e investire in pratiche agricole sempre più sostenibili“.
La crisi energetica e l’inflazione hanno colpito pesantemente
l’agricoltura italiana. Più di un terzo delle imprese
(34,5%) hanno subito dall’aumento dei costi gravi
conseguenze economiche, e tra queste il 9,2%
considerano a rischio la propria stessa sopravvivenza.
L’agricoltura 4.0 riduce le emissioni
Per quanto riguarda le macchine, nell’indagine non vi è un dato esplicito relativo a quelle a emissioni zero. Ci cosa parliamo? Carri elettrici per la raccolta della frutta a robot per il diserbo, l’irrorazione e altre funzioni. Senza dimenticare i droni.

Nel rapporto l’agricoltura 4.0 viene definita come “l’evoluzione dell’agricoltura di precisione (precision farming)“. La combinazione di macchine agricole evolute, sistemi di posizionamento geografico, reti di sensori per la rilevazione dei dati (atmosferici, ambientali, vegetali…) e software gestionali evoluti, consente di prendere decisioni informate nelle diverse fasi, adattando la lavorazione alle specifiche condizioni, con conseguente risparmio di risorse e dunque maggiore efficienza
produttiva.
In altri termini si possono conseguire significative riduzioni nell’uso di sostanze chimiche e la riduzione delle emissioni inquinanti grazie ad un utilizzo minore delle macchine.
Economia circolare e crescita sostenibile
Oltre l’investimento nelle rinnovabili come il fotovoltaico c’è attenzione verso l’ economia circolare. La pratica rilevata più diffusa è l’acquisto di fertilizzanti organici (diversi dal
letame). L’acquisto di letame con queste modalità riguarda un’azienda su cinque, e nel 16,1% dei casi entro i 25 chilometri.

Un altro capitolo riguarda “l’acquisto di acque reflue depurate, biogas o altre biomasse a scopo energetico“.
Tra il 30 e il 40% delle aziende utilizzano l’irrigazione a goccia, attuano tecniche di lavorazione del terreno a basso
impatto per garantire la biodiversità e ridurre l’erosione, quelle zootecniche hanno introdotto misure per ridurre l’uso di antibiotici
nell’allevamento.
Le aziende agricole vivono dei ciclici andamenti della natura, del concetto di sostenibilità imparato in millenni di faticosi progressi nella coltivazione dei territori, del rispetto dovuto alla natura…che altrimenti si “vendica” con carestia e insalubrità dei raccolti…
Trovo normale che siano più ricettivi all’ adozione di fonti energetiche rinnovabili, non per pura questione di costi (visti i bassi margini di guadagno… comunque di rilevante impatto sui bilanci) ma proprio per un approccio pragmatico e culturale.
Le recenti nuove macchine agricole a impatto zero portano maggior sicurezza e qualità dei prodotti, importanti possibilità di automazione e controllo “intelligente” dei dati della produzione in relazione ai complessi fenomeni naturali che la influenzano.
Nel medio termine possono fare aumentare i margini di resa .. anche diminuire sensibilmente i costi produttivi, con riduzione delle ore m.opera necessarie in operazioni di bassa specializzazione (spesso eseguite da lavoratori non qualificati “a chiamata”); se coperti da autoproduzione energetica aumentata il margine di competitività.. visto che in Italia abbiamo aziende relativamente piccole e sempre esposte alla aggressiva concorrenza di produttori esteri con maggior estensione e normative meno impegnative…
Altro piccolo vantaggio…. l’ aspetto più tecnologico ma al contempo ambientalista dell’ agricoltura 4.0 è un maggiore richiamo nei confronti delle nuove generazioni.. già avvezze agli strumenti informatici e talvolta inquietati da eco-ansia che possono trovare sbocchi professionali in ambito nazionale e creare così la loro carriera lavorativa e sviluppare i progetti imprenditoriali e familiari.