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Aero E-Race, la passione manda un “vaffa” al buon senso

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Training Academy Varta

Aero E-Racer è un sogno di bambino che si è fatto acciaio, alluminio, cuoio, fibra di carbonio e ioni di litio.

Un sogno cullato trent’anni, raccontato per sei mesi in una rubrica sulla rivista InMoto, giorno per giorno, settimana per settimana, mentre diventava un progetto, poi un prototipo svelato l’anno scorso a Eicma quando era ancora una crisalide di plastica stampata in 3D. Oggi è sbocciato in una farfalla che ha impressionato il mondo, tanti e tali sono stati i filmati, gli articoli, le foto che in meno di due mesi _ dall’esposizione a Eicma 2017 del prodotto finito al Motorshow dove lo si è visto in azione _ hanno invaso giornali, riviste e social di tutto il mondo (un milione di visualizzazioni su Google).

Tantissimi anche i pre ordini, piovuti soprattutto dalla California dove il prezzo non spaventa (50 mila dollari) ma lo straordinario entusiasma, soprattutto se è pulito, unico ed elettrico. Aero E-Racer è appunto una moto elettrica. Difficile definirla: una Special, una Super Motard, una Fun Bike custom? Comunque, una delle dieci più belle moto elettriche del mondo, secondo le riviste specializzate americane. Ma per il bambino che l’ha sognata e oggi, a 44 anni, finalmente realizzata, questo è ancora «un brutto anatroccolo» a confronto con quel che verrà, tempo un anno: una nuova moto, anch’essa una special personalizzabile al 100%, questa volta però su base meccanica dell’americana Zero Motors e ispirata alle linee delle Ducati anni 80.

Aldo De Giovanni con la sua creatura

Quell’uomo è Aldo De Giovanni, un bolognese con la passione del design e della fotografia esercitata professionalmente nella grafica pubblicitaria. Quando è arrivato a disegnare i visual e le copertine di InMoto il cerchio delle passioni si è chiuso: design e due ruote, quest’ultima sbocciata ammirando la mitica Bonneville del papà. «Le moto di quegli anni _ racconta _ avevano un’anima. Ogni costruttore aveva il suo tratto distintivo, ogni modello la sua personalità. Oggi tutto questo si è perduto. Ormai le moto sono imprigionate in categorie, Streetfighter, Motard, Cruise e via dicendo, ma quando le vedi sono tutte uguali, standardizzate, belle e ben fatte, se vuoi, ma anonime. Nel mondo dell’elettrico sta succedendo un po’ lo stesso. E’ a questo che mi sono ribellato cullando il progetto di Aero Motorcycle».

Un dettaglio della Aero E-Racer motorizzata Tacita

«Cerco un’anima, non la perfezione»

Prima di mettere mano ad un suo progetto, De Giovanni aveva collaborato con Pierpaolo Rigo a concepire i primi modelli di Tacita T-Race. Aero E-Racer è arrivata di conseguenza, mettendo insieme tutte le idee che non erano “passate” nel confronto con Rigo, vuoi per motivi economici, vuoi per scelte tecnico-stilistiche e filosofiche. «Rifiuto il buon senso. Una moto si guida per divertimento, e si possiede per amore quando percepisci che non è uscita da un robot, ma c’è stato qualcuno, dietro, che l’ha fatta. E’ un concetto che io definisco matericità» dichiara con convinzione.

Aero E-Racer lo prova. L’autonomia? «Bastano 60 chilometri, e anche meno, per andare al bar con gli amici e scorazzare in campagna». In compenso la batteria leggera permette alla special di De Giovanni di contenere il peso in soli 160 chili, nonostante i quasi 80 cavalli di potenza e 120nm di coppia erogati dal power train Tacita. Così ogni evoluzione è possibile, come ha dimostrato lo stunt man Alessandro Masiello nell’arena del Motorshow esibendosi in burn out e lunghe impennate.

La passione, spiega ancora De Giovanni, è stato il collante che ha tenuto insieme la lunga filiera di artigiani e piccole aziende, tornitori, fabbri, sarti, che hanno contribuito quasi gratuitamente a realizzare Aero E-Race come fosse un abito di sartoria. Tant’è vero che replicarla non è scontato e il primo problema di Aldo, oggi, è organizzarsi quel minimo che consenta di evadere i pre ordini già acquisiti.

In nuovo modello? Una rivoluzione

Il nuovo modello nascerà su basi diverse. La filiera dovrà essere strutturata, la produzione industrializzata, la squadra di De Giovanni disciplinata in una società vera e propria. «Ho reclutato un giovane progettista e un giovane tecnico per la parte elettrica _ spiega _ e sto valutando come raccogliere i capitali per finanziare investimenti che diventano consistenti. Le strade sono tre: il crowfunding, l’ingresso di soci finanziatori, i fondi europei per le start up innovative».

L’idea è quella di una moto con telaio perimetrale in tubi d’acciaio e ciclistica completamente distinta dal power train. Motore elettrico Zero, inverter e batterie (stavolta più capaci e con tecnologia derivata Tesla) saranno raccolte in un blocco unico. Con due vantaggi, spiega De Giovanni: «Primo, elimineremo metri e metri di cavi elettrici, che in caso di danneggiamenti costituiscono un grave rischio per tutti i veicoli elettrici. Secondo, offriremo un mezzo facilmente adattabile alle richieste dei clienti, completamente personalizzabile nell’estetica e upgradabile e riconfigurabile in quella motoristica». La novità che sicuramente farà più scalpore, però, è che sparirà completamente quel simulacro di serbatoio che, chissà perché, tutte le moto elettriche continuano a riproporre, anche se nessuna deve più contenere un goccio di benzina.

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