A Vienna c’è un campo agrivoltaico dove pascolano le pecore, centinaia di impianti solari, solo 400 quelli gestiti da Wien Energie. Ma la decarbonizzazione interessa anche il traffico fluviale sul Danubio. Entro il 2026 le decine di navi passeggeri che transitano in città saranno alimentate con l’energia elettrica. E spegnere così i generatori diesel.
Un modello di cold ironing per il fiume, alimentazione per 50 navi in contemporanea
Abbiamo scritto spesso del cold ironing sul mare, in Italia ci sono da spendere 700 milioni entro il 2026 su 40 porti, quello di Vienna invece è un modello concepito per il fiume. In concreto si tratta di alimentare da terra le navi che navigano sul Danubio. Fino ad un massimo di 50 in contemporanea. Un gran numero.

Una tipologia molto frequente a Vienna è quella delle navi passeggeri, amate dai turisti che vogliono scoprire il Danubio. Secondo i calcoli dall’operatore Wien Energie il fabbisogno energetico delle navi nella capitale è superiore a quello di qualsiasi altro porto lungo il Danubio austriaco. Cosa significa? I generatori diesel rimangono in funzione per ore nei porti per alimentare i consumi a bordo. Questo provoca emissioni locali di CO₂, inquinamento da particolato, odori molesti e rumore. Sono problematiche ambientali e sanitarie.
Come funziona il sistema? L’energia elettrica della rete pubblica si trasferisce alle navi mentre si trovano in porto. Una stazione di trasformazione a terra converte la tensione di rete in una frequenza e una tensione adatte alla nave. A seconda del tipo di nave, la connessione viene effettuata manualmente o semi automaticamente, spesso tramite i cosiddetti PowerCube e cavi Powerlock, spesso utilizzati anche nella tecnologia per eventi, sono cavi molto robusti. Si vedono nella foto qui sotto durante una “ricarica” in Norvegia.

Infrastrutture ai moli con possibilità di collegamento per diverse tipologie di navi
Per utilizzare l’alimentazione da terra, sono necessarie stazioni di trasformazione, quadri di distribuzione e sistemi di collegamento standardizzati. «Stiamo attualmente costruendo sei nuove stazioni di trasformazione presso il centro di spedizione di Reichsbrücke e il porto di Freudenau». Lavori in corso.
Non tutte le navi sono immediatamente “idonee all’alimentazione da terra”, in Italia con il Pnrr si voleva finanziare l’adattamento delle navi ma l’intenzione sotto forma di bando con risorse del Pnrr, si è rivelata un flop. Le navi passeggeri moderne spesso dispongono già della tecnologia necessaria, ma i modelli più vecchi potrebbero richiedere una conversione.
Le navi passeggeri sul Danubio austriaco beneficiano già dell’infrastruttura di alimentazione elettrica da terra. Da Wien Energie citano Linz, Melk e Krems. Ecco il cronoprogramma su Vienna: «Entro la primavera del 2026, doteremo di energia elettrica da terra un totale di 12 ormeggi presso il Reichsbrücke Shipping Center e il porto di Freudenau. A tale scopo, stiamo costruendo sei stazioni di trasformazione in grado di alimentare contemporaneamente fino a 50 navi. Le navi ormeggiate saranno quindi alimentate al 100% da energia elettrica».
Sulla Senna boom di barche elettrificate, in Italia poco o nulla
Come in Italia le risorse sono europee, del progetto “Renewable Shore Power – Vienna Pier” del programma di finanziamento Connecting Europe Facility.
La situazione in Italia
E in Italia? Non c’è un forte sviluppo del traffico fluviale, i fiumi sono pochi utilizzati anche per le escursioni turistiche. Ci sono piccole imbarcazioni sull’Arno a Firenze e nei Navigli a Milano. Deve essere consegnata la barca elettrica a Torino, poi il noleggio di barche elettriche sul Piave. Più diffusa la presenza elettrica sui laghi, a iniziare da quello di Iseo, dove c’è un produttore di motori e di barche molto attivo: Gardasolar che offre sia i piccoli GoGo attivo anche nei Navigli a Milano sia l’unico ebus su acqua italiano.

Riepilogando: sui fiumi poche barche elettriche e poche colonnine, ma il fenomeno è limitato. Sui laghi c’è una presenza più diffusa mentre sui porti marini c’è da capire se i 700 milioni del Pnrr per il cold ironing porteranno all’avvio dell’alimentazione da terra visto il flop dei bandi per adattare le navi.
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Non ci vuole molto a “convincere” gli armatori a convertire le navi, quando saranno finiti i lavori su gran parte dei porti basta alzare la tariffa di ormeggio del 100% per chi non utilizza l’alimentazione a terra. Poi il secondo anno di nuovo e ancora, quando costerà 10 volte rispetto alla tariffa con alimentazione da terra le navi “MAGICAMENTE” si attrezzeranno da sole.
Ovviamente tutto questo per legge su tutti i porti nazionali, così non si può penalizzare un porto piuttosto che un altro.
Perchè non suggerisci ‘semplicemente’ di mettere fuori legge le navi più vecchie e non adeguabili?
In fin dei conti è ciò che in campo automotive continuano a rinfacciare si voglia fare gli elettoscettici. Non vogliamo dargli argomenti per sparare boiate?