A Venezia brutta aria, tappatevi il naso. Già si sapeva, ma arriva una nuova conferma della poca salubrità dell’aria in Laguna. Secondo uno studio sull’inquinamento atmosferico, presentato dall’istituto Ramon Llull, si supera la media annuale di NO2 richiesta dall’OMS.
Lo studio, illustrato durante l’evento collaterale Air/Aria/Aire Catalonia della Biennale Architettura 2021, ha visto la raccolta dati sull’inquinamento atmosferico da 25 siti del centro di Venezia. Una ricerca che ha visto impegnati gli studenti della Scuola di Architettura di Venezia (IUAV) con il gruppo di ricerca Open Systems dell‘Universitat de Barcelona e la consulenza ambientale di 4Sfera.
Una campagna di citizen science. A cui hanno partecipato 37 studenti dello IUAV, il docente (IUAV) Jacopo Galli, Josep Perelló di Open Systems-UB, Anna Ripoll di 4Sfera e Olga Subirós, curatrice del progetto.
Valori superiori ai livelli OMS

Come hanno proceduto nella rilevazione dei dati? “Il 1° ottobre abbiamo posizionato i misuratori di NO2 in 25 località del centro. I dispositivi sono stati esposti all’aria di Venezia per due settimane. Successivamente, sono stati analizzati in laboratorio i risultati”. Niente di improvvisato: “La tecnica utilizzata è inclusa nelle linee guida europee sulla qualità dell’aria come tecnica complementare e i risultati sono simili alla media annuale di NO2, un asset chiave di facile comprensione sia per i cittadini che per gli enti pubblici“.

Questo il metodo; i risultati? “Le concentrazioni ottenute mostrano che tutti i luoghi di campionamento hanno valori superiori ai livelli raccomandati dall’OMS“. Dai calcoli fatti in due casi, Ponte dell’Accademia e Fondamente Nove, la “media annuale richiesta dalle direttive europee potrebbe essere superata“. Vediamo i parametri: nel caso dell’NO2, i livelli massimi per l’OMS sono 10 μg/m3. “L’UE ha linee guida più morbide – i livelli massimi di NO2 sono 40 μg/m3 – che sono in fase di riesame“.
Rilevazioni durante la pandemia, a traffico quasi fermo
Un elemento da considerare e sottolineare è il periodo dello studio: “La campagna ha avuto luogo durante la pandemia e quindi probabile che i risultati siano significativamente inferiori a quelli che sarebbero stati prima del Covid-19″. Si è misurato a crociere e traffico turistico completamente fermo. Non è un particolare visto che “la principale fonte di NO2 all’interno delle città sono i motori a combustione. A Venezia il traffico marittimo con motore diesel“.

Il progetto è interessante perché spinge i cittadini ad agire per tutelare la qualità dell’aria, recentemente hanno manifestato centinaia di cittadini (leggi qui), e nel comunicato di questo progetto si legge una storia che Vaielettrico ha documentato più volte: “Nel 2017, a causa della pressione dei cittadini, la città di Venezia ha installato la sua prima stazione di monitoraggio della qualità dell’aria ARPAV (l’agenzia regionale dell’ambiente) nel centro della città. Nel 2019, a causa dei risultati delle misurazioni presso la stazione di Rio Novo, il consiglio comunale ha emanato norme per limitare il traffico“.
Punti di rilevazione per l’aria insufficienti e lontani dal centro

E sul arriva una critica forte: “Le stazioni ARPAV sono 5 nei pressi di Venezia, a Sacca Fisola (stazione urbana), Mestre e Marghera. Questi però distano decine di chilometri dal centro cittadino, e sono ubicati in località a maggiore dispersione di inquinanti. Questo li rende meno rappresentativi degli attuali livelli di inquinamento a Venezia“. C’è qualcosa che non gira.
Soffia Mal’aria a Venezia
Il report degli studenti è l’ultimo di una serie di indagini che sottolineano i problemi della qualità dell’aria veneziana. A iniziare dal report Mal’aria di Legambiente, anche quello relativo al 2020 dove la città sale nel poco invidiabile podio delle città più inquinate”.
Su come ridurre le cause su Vaielettrico abbiamo scritto più volte della necessità di puntare sulle emissioni zero con la conversione elettrica sui motori. Al momento c’è un finanziamento di oltre 100 milioni di euro per i vaporetti, ma da spendere in 10 anni, ma di cui si sa poco e si punterebbe sull’ibrido, dove comunque si utilizzano carburanti inquinanti. Tutto tace anche sugli incentivi per gli operatori privati. Sbandierato in campagna elettorale, ma il bando ha un percorso veramente lento. Molto lento.
Perché si parla senza conoscere? Il fenomeno tipico di questa zona si chiama INVERSIONE TERMICA . Non ha nulla a che fare con i motori. Inoltre rispetto al passato avviene molto più raramente, un tempo inoltre le nebbie cariche di smog erano più fitte e si accompagnavano da ottobre a novembre . Anche di spegnere l’ultimo cerino in tutta la bassa l’aria sotto queste condizioni sarebbe comunque inquinata, tuttavia molto meno del passato!
Ecco ci mancava il negazionista del clima… quindi gli scienziati degli studi citati nell’articolo, le autorità che hanno chiesto interventi di riduzione del traffico dei motori inquinanti, i mille veneziani (non newyorkesi) che hanno manifestato nelle settimane scorse ricordando la legge del 1973 (un anno significativo sul tema) sulla riduzione delle emissioni. Insomma tutti questi sono ignoranti che non hanno capito niente su Venezia….