A Termoli la Gigafactory italiana di Stellantis

A Termoli la Gigafactory italiana di Stellantis. L’ha annunciato il n.1 Carlos Tavares nel primo Electric Day del gruppo nato dalla fusione tra PSA e FCA.

A Termoli la Gigafactory
Il ministro Roberto Cingolani.

A Termoli la Gigafactory, chiusura scongiurata

È una scelta che ha un forte valore anche simbolico, oltre che tecnologico ed economico. Termoli, in Molise, è storicamente considerata la fabbrica dei motori a benzina. Ultimamente erano cresciuti i timori che Stellantis, nel quadro della transizione all’elettrico, decidesse addirittura di chiudere. Tutt’altro: l’impianto verrà trasformato nella terza Gigafactory di batterie, accanto a quelli in costruzione in Francia e in Germania. Gli accordi per il finanziamento della riconversione sono già stati presi con il Governo italiano, come annunciato nei giorni scorsi dal ministro per la Transizione Ecologico, Roberto Cingolani. Una notizia che ha preso in contropiede un po’ tutti gli addetti ai lavori, dato che mai si era parlato di Termoli per la Gigafactory.

A Termoli la GigafactoryUna sconfitta per Mirafiori e la Regione Piemonte

Ad essere spiazzato dalla decisione di Stellantis è soprattutto il presidente piemontese, Alberto Cirio, che era convinto di portare la Gigafactory a Mirafiori. Con un lavoro di lobby sfociato in un dossier consegnato al primo ministro Mario Draghi. Cingolani, che evidentemente sapeva dove si andava a parare, aveva messo le mani avanti:. “La Gigafactory a Torino? Non decidiamo noi, non spetta ai governi la scelta della sede, ma ai produttori e ai territori. L’importante è che sia in Italia. A me spetta favorire il successo del Paese: garantisco la massima laicità“. “Noi rivendichiamo fortemente la localizzazione in Piemonte” gli aveva risposto Cirio. “Mi auguro che il governo sappia dire la sua. Parliamo di investimenti che il privato da solo non può fare, e quando uno paga il conto può decidere qualcosa dei piatti che vengono serviti. La decisione è politica, la nostra candidatura va condivisa da tutti”. Non è stato così.


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