741 milioni per le ricariche sono in arrivo con il PNRR. Il primo bando è previsto per dicembre, dopo una fase di consultazione. Fuori città favoriti i distributori.
741 milioni per le ricariche, con potenza almeno 100 kW
I soldi del bando serviranno per coprire fino al 40% delle spese di realizzazione delle stazioni. A fine anno si prevede si lanciare una prima gara, che resterà aperta 90 giorni. Le successive entro il 2024. L’obiettivo è di realizzare almeno 7.500 stazioni di ricarica super-veloci su strade extraurbane (no autostrade) e almeno 13.755 stazioni veloci nei centri urbani. La graduatoria di ogni bando sarà redatta sul ribasso offerto sulla percentuale massima di contributo in conto capitale (40%), corretto da specifici fattori premiali. E la consultazione, aperta fino al 6 giugno, serve proprio ad affinare i criteri di punteggio. In particolare 360 milioni sono destinati a stazioni extra-urbane con potenze di almeno 175 kW per punto di ricarica, espandibili fino a 350 kW. I restanti 353 milioni per ricariche nei centri urbani con almeno 100 kW di potenza ciascuna.
Al Sud il 40% delle nuove ricariche in città
Tutte le stazioni di ricarica devono essere accessibili 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. E interoperabili tra i diversi gestori, con facilità di pagamento. È previsto un costo di investimento massimo per stazione di ricarica di 81 mila euro per fornitura e messa in opera degli impianti. A cui aggiungere i costi di connessione alla rete ed di progettazione. E ogni stazione dovrà essere attivata entro 12 mesi dall’aggiudicazione del contributo. Si tratta, come si vede, di un progetto molto ambizioso, seguito dal Ministero della Transizione Ecologica. A oggi il totale delle infrastrutture non arriva a 15 mila, in larghissima parte stazioni in AC, con ricariche lente. Qui parliamo invece di colonnine fast e super-fast, con potenza di almeno 100 kW in corrente continua. Ed è previsto che almeno il 40% delle nuove stazioni in città venga installato al Sud, finora molto penalizzato.
741 milioni per ricariche: perché favorire i distributori?
Quel che già lascia perplessi gli addetti ai lavori è il fatto che, nei criteri di aggiudicazione, installare nei distributori su strade extra-urbane comporta già un punteggio alto. Qui le aggiudicazioni avverranno sulla base di lotti nei quali verranno divise le Regioni (20×20 km). L’esigenza di stazioni in ciascun lotto è stata determinata con il supporto di RSE. Tenendo conto del livello minimo di infrastrutture di ricarica per km2 necessario a garantire una base uniforme. E, appunto, “del numero di stazioni di servizio di carburanti tradizionali presenti in ciascun lotto, al fine di privilegiarne l’utilizzo”. Quale sia la ratio di questa scelta non è dato sapere, dato che si rischia di mettere le Oil company in condizioni di privilegio. Per le ricariche in città, invece, le gare si faranno su lotti che corrispondono alle province. Con criteri come la disponibilità di parcheggi e box auto privati per nucleo familiare e la penetrazione attuale di auto elettriche. Ma anche la vocazione turistica dei comuni e la qualità dell’aria.
IMHO il connubio rifornimento idrocarburo elettrico , oggi ha senso solo in autostrada
e in qualche grosso distributore con parcheggio ,
che magari potrebbe fornire service di lavaggio auto e parcheggio post carica mentre l’utente va a lavorare o a fare shopping
il resto va abbinato necessariamente ad attività commerciali,artigianali, uffici privati e statali
dotate di ampi parcheggi , per ricariche lente
per arrivare ai piccoli distributori ,servirà un salto di tecnologia delle batterie
che permetta di fare ricariche di almeno 50kWh in meno di 10 minuti
ma per arrivare a queste batterie a costi accettabili per i mezzi, passeranno almeno 10 o 20 anni
Ricarica wireless della batteria all’autolavaggio … hai capito Nello come la tocca piano …
Se hanno messo sul tavolo tanti milioni a favore dei distributori di carburante è, secondo me, per dare un contentino all’italiana. I prezzi “ingiustificati” alla pompa sono dettati anche dai gruppi di distribuzione, così facendo il ministero cerca di far calmierare i prezzi nei prossimi anni, magari con accordi neanche tanto sotto banco.
Mi sembra una manovra tampone tipica della loro mentalità. Pensano in breve/medio termine, mai in lungo, tanto ci penseranno altri al domani.
Le stazioni di servizio, i distributori da un minuto e via sono i non luoghi per eccellenza.
Quelli che Marc Augé definisce i non-lieu.
Deprimente e frustrante passare un’ora, due ore, tre ore del tempo della nostra vita in un distributore aspettando una ricarica per proseguire un viaggio.
Distributori confinati in spazi suburbani, lungo autostrade, svincoli e fuori paese, fuori da ogni contesto antropologico, fuori dai luoghi identitari, relazionali e storici.
Visto che non c’è arrivato e tanto mi ha deluso Oscar Farinetti con Eataly riconvertendolo in un nuovo format sostenibile al servizio dell’elettromobilista non posso far altro che spezzare una lancia in favore di McDonald sempre più à la page che ora diventa anche solare.
Il merito è di Carol Ross Barney, architetto conosciuta per il suo impegno nella rigenerazione urbana. Una carriera iniziata quando fondò Ross Barney Architects nel 1981.
Carol coordinò la riqualificazione spondale del fiume Chicago progettando un parco urbano progressivo, il Chicago Riverwalk e le infrastrutture e i sistemi urbani con la Chicago Transit Authority (CTA).
Nel 2018 progettò il McDonald’s Global Flagship a Chicago che conseguì la certificazione LEED Platinum dall’U.S. Green Building Council.
Ora è la volta del McDonald Net Zero Energy Building del Walt Disney World Resort in Florida, il ristorante che funziona con energia rinnovabile autogenerata pari al suo fabbisogno energetico attraverso celle fotovoltaiche in copertura e nel porticato per una superficie di 745,45 mq.
Il McDonald del Walt Disney World Resort certificato Net Zero Energy Building (NZEB) e LEED Platinum servirà per testare tecnologie che potranno essere riprodotte altrove, comprese le attrezzature da cucina con funzione standby per ridurre il consumo di energia e congelatori ad elevata efficienza.
Nella sala da pranzo, dotata di ventilazione passiva, circola l’aria senza ricorrere all’aria condizionata, grazie a finestre che si aprono automaticamente quando temperatura e umidità sono ottimali. Il portico fotovoltaico invita le persone a mangiare all’aperto. Non mancano pareti verdi che assorbono CO2 e giochi che insegnano l’eco-sostenibilità.
McDonald sta investendo in energia rinnovabile off-site su larga scala. Dal 2019, ha iniziato ad acquistare energia da fonte eolica e solare da impianti in Texas che generano elettricità per alimentare 2.500 ristoranti.
Fatti, non PNRR. Sperando che nel frattempo Farinetti intuisca questo nuovo modello di business elettromobilista e Eataly si dia una scossa.
https://www.youtube.com/watch?v=xGNfyZ_JZFY
Grazie Alberto: un interevento zeppo di notizie interessanti
L’elettromobilita’ oggi deve sposarsi con hub sempre più tecnologici nella autogenerazione di energia elettrica e nella sostenibilità di servizi e funzioni.
Il tempo della ricarica non è tempo perso quando è accompagnato dallo slow food e dalla cucina e cultura italiana.
Farinetti Oscar da Alba ha tutto e di più per realizzare un progetto compiuto: il concept di un nuovo hub Eataly inteso a definire un luogo della cultura e della socialità in cui si ristorano elettromobilista ed elettromobile.
Dall’automobilista rifornisci, mordi e fuggi da Autogrill all’elettromobilista infila la spina e mangia bene all’italiana prendendoti il tempo che serve il passo è breve.
Questo lungo le rotte autostradali, meglio ancora nei luoghi dove emerge il genius loci, la vocazione civica per le relazioni e il paesaggio italiano percorrendo gli itinerari di Slow Food e del Touring Club, le strade italiane nei più ammirati paesaggi del mondo. Lì, in ognuno di questi scenari un nuovo Eataly Hub non può mancare come non mancherebbero gli elettromobilisti e non solo quelli della domenica.
Basta stazioni di rifornimento, basta distributori di periferia, basta con i non luoghi. Spazi alienanti dove passare ore evitando di incrociare lo sguardo con altri sconosciuti, quando non sono intere famiglie in viaggio che fingono di farsi i fatti loro guardando lo smartphone.
Farinetti muoviti.
La vedo in modo diametralmente opposto. Tu sposi in pieno quella che ho ribattezzato “la filosofia della colonnina amena” perorata da VaiElettrico. Col massimo rispetto per te e per VaiElettrico, dissento e tra 10 anni queste colonnine non avranno più motivo di esistere, saranno estinte, ciò che la fibra ha fatto ai modem 56k, ciò che il 5G ha fatto al CSD e al GPRS, ciò che l’oled 4k hdr ha fatto ai tv a tubi catodici e ciò che internet ha fatto ai quotidiani.
Come possessore di un’auto, non voglio sentirmi obbligato a doverla portare lì o là solo perché c’è una colonnina lenta dove lasciarla a caricare e nel frattempo io vado a “sgambettare” e ad “allietarmi” guardando le vetrine: la vita delle persone è frenetica, hanno agende fitte di impegni, nessuno vuole sacrificare ulteriormente abitudini e tempo libero perché tecnologicamente vogliamo andare piano, perché mai le persone dovrebbero voler ricaricare lentamente se possono farlo velocemente? Oggi ci sono problemi di costi e problemi di “tenuta” della batteria, ho gioco facile a prevedere che questi problemi saranno superati nel 2035 e la rete che dobbiamo costruire oggi, a caro prezzo, deve essere quella che dovrà reggere un sistema paese per decenni e non solo per pochi anni.
Ecco perché le colonnine hanno più senso all’Autogrill che non all’Eataly Hub: all’Autogrill, mordi e fuggi e nel frattempo ho fatto il pieno, all’Eataly Hub ho portato il cane a pis@@@re perché, poverino, anche lui (il cane / auto) ha bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi. Che poi, tanto, già lo sappiamo che nel 2035 giriamo l’angolo e saremo ad invidiare Norvegia, Svizzera e Germania che invece avranno solo modernissime colonnine ultrafast (o battery swap station) mentre noi, con la nostra cara e vecchia colonnina AC … col calessino elettrico …
Caro Enzo tu scrivi “Come possessore di un’auto…” ma ti dimentichi di aggiungere “termica”. Tuttavia, saccente come sempre, dai lezione a chi parla come possessore e utilizzatore di auto elettrica. Se dedicassi ad ascoltare e riflettere sulle argomentazioni altrui solo un centesimo del tempo che dedichi a scrivere ne trarresti giovamento tu per primo, e la discussione su questo blog nel suo insieme.
Oddio Massimo, sempre questa tiritera. Magari vale anche il contrario, ci hai mai pensato? Magari il 96.9% degli italiani non compra oggi una full electric anche (e non solo) perché non vuole portare il cane allo sgambatoio, può essere? Forse l’opinione di chi oggi è possessore di un’auto termica e ha dubbi sul passare all’elettrico conterà pochissimo ma qualcosa conta, no? Altrimenti, per quel pochissimo che conta, perché il politecnico di Milano – dipartimento di ingegneria gestionale (posto dove non sono mai stato) ha scritto 9 giorni fa a me e ad altri per conoscere le nostre opinioni sull’auto elettrica e sapere cosa ci trattiene dal passare all’auto elettrica? Sarà mica perché il resto del mondo è interessato a capire non cosa vogliono coloro che l’elettrica l’hanno già acquistata bensì cosa vogliono coloro che ancora non sono passati?
Tra l’altro, perdonami, né voi né io saremmo veramente qualificati a parlare su questo specifico tema, gli unici qualificati sono quelli che hanno un’auto elettrica e NON hanno un box auto e NON possono ricaricare a lavoro perché loro le colonnine le usano sempre, voialtri solo poche volte l’anno. E questi qui (che già sono pochissimi) mi sembrano tutti un po’ nervosetti, sia quando scrivono qui le loro storie raccontando il malessere di dover dipendere da colonnine spesso rotte o occupate, sia quando ne parlano su altri giornali (vedi il Corriere di Firenze). E neanche loro sarebbero qualificati a rispondere perché chiaramente loro hanno auto elettriche che oggi, ricaricando ogni volta in DC, vanno a pezzi: quelli qualificati a rispondere sono quelli che tra 10 anni guideranno auto elettriche molto più evolute delle attuali senza poter ricaricare a casa.
Io ascolto e rifletto su quello che scrivono gli altri e gli attuali possessori, ma sarò anche libero di non vederla allo stesso modo, magari perché esigenze e priorità cambiano da persona a persona.
Le tiritere le fai tu, accidenti! Io mi spiego sempre in cinque righe al massimo. Tu sei liberissimo di pensarla diversamente, ma non avendo alcuna esperienza di vita in auto elettrica potresti evitare di sfidare tutti gli altri a suon di perentori “sbagli qui, non capisci là, assolutamente no” e via dicendo. E lascia perdere la poveretta di Firenze che non trova una colonnina per la sua plug-in nella città italiana con la più alta densità di punti di ricarica.
Alberto secondo me il tuo commento condivide con Paolo lo stesso errore di fondo. E mi permetto di confrontarmi con te perché sei uno dei pochi non fanatici e che sa argomentare. L’errore di fondo di entrambi è che voi state pensando alle ricariche di oggi e non a quelle di domani. Vi ricordo che da fine anno StoreDot inizierà la produzione di batterie allo stato solido che Polestar inizierà a montare sui suoi veicoli già dal 2025. Sono batterie capaci di immagazzinare 160 km in 5 minuti. Quindi pongo una domanda semplice: se nel 2025 possiamo ricaricare 160 km in 5 minuti, possiamo ipotizzare che questo sarà lo standard nel 2035 con eccezioni capace di fare 240 o 320 km in 5 minuti, il tutto senza danneggiare le batterie del futuro?
Non a caso Ionity la vede allo stesso modo e ha annunciato che espanderà la sua rete nelle città perché vuole equiparare le ricariche dell’auto elettrica a quella delle auto a benzina: pochi minuti e si riparte.
Siccome credo che anche tu converrai con me che questo è lo standard del futuro (inteso come domani, non come dopodomani) è palese che uno stato che deve tracciare una rotta e costruire – coi suoi incentivi – l’infrastruttura di domani voglia dare una certa rotta.
La ricarica lenta, destinata a scomparire tra qualche anno, è frutto di una tecnologia acerba che vede batterie consumarsi precocemente se sottoposte allo “stress” delle ricariche veloci. Ma ha con sé diverse controindicazioni sulle quali vorrei riflettere con te:
1. un proliferare di colonnine lente che invadono le piazze e le strade d’Italia (tra l’altro spesso rotte perché mal gestibili). Se chiudi gli occhi e vedi lo scenario da qualcuno ipotizzato, con marciapiedi e lampioni pieni di colonnine, non vedi anche tu come me un enorme scempio urbano, non solo dal punto di vista architetturale (poveri marciapiedi!) ma anche quegli orrendi cavi arancioni sparsi sull’asfalto, inguardabili … ne ho visto uno domenica scorsa a Forte dei Marmi, stavo per chiamare i vigili per lo scempio … tra l’altro su una strada dove era parcheggiata una Maserati MC20 Nettuno celeste che provoca infarti al primo sguardo …
2. non trasformiamo una necessità “fisiologica” dell’auto in un inno al consumismo? Se la ricarica è lenta e tu mi metti la tentazione di un negozio, di un centro commerciale, peggio ancora di un McDonald, non stai solleticando il mio consumismo? Penso già a certe genialate di marketing come gli stalli esposti al sole così da spingermi a cercare refrigerio nell’aria condizionata del negozio di fronte, con la sua bella vetrina attraente piazzata a pochi cm dal mio parabrezza, mentre sulla sinistra un maxicartellone riporta gli incredibili sconti del negozio con una bella ragazza che mi fa l’occhiolino e mi invita ad entrare … oppure una bella foto di un te alle erbe rinfrescante, col ghiaccio, e l’ombrellino …
3. tutto ciò che dici sulle rinnovabili si applica perfettamente alle pompe di benzina: io già immagino maxi tettoie ricoperte di pannelli e, perché no, mini eolico perché è certo che tutto ciò che viene prodotto sarà immediatamente consumato in loco e andrà ad aumentare gli introiti della pompa. Perché un luogo destinato alla nostra automobile, con un addetto, un lavaggio rapido, la colonnina per gonfiare i pneumatici, un piccolo bar con un bagno, etc. dovrebbe essere un non luogo?
4. non voglio modificare le mie abitudini alimentari. Io oggi vado ad una pizzeria in centro gestita da napoletani che fanno la pizza come a Napoli. C’ho messo anni a trovare una pizzeria che fa una vera pizza (noi napoletani vogliamo la pizza col forno a legna, non con quello elettrico, almeno finché sarà legale un forno a legna). Lì non si parcheggia, devo trovare il parcheggio con fatica nei vicoli di lato. Non voglio essere “tentato” di cambiare abitudini per andare da quell’altra pizzeria, meno buona, che però ha la ricarica nel parcheggio dietro. Io voglio fare il mio pieno dedicando 5 minuti a settimana all’auto e voglio per il resto della settimana andare dove voglio senza stare a pensare che c’è la macchina da accontentare, come se avessi un figlio piccolo o un cane che devo portare allo sgambatoio, né ovviamente voglio andare a ricaricare ad un supermercato che non è il mio e trovarmi Fabio Cristiano Il Moralizzatore che mi squarta le gomme e che conduce la crociata di educazione degli incivili: vado alla mia pompa di benzina, pago, ricarico 5 minuti, ciao e poi sono libero.
Enzo
“Polestar inizierà a montare sui suoi veicoli già dal 2025. Sono batterie capaci di immagazzinare 160 km in 5 minuti.” premesso che non è uno spot pro-Tesla ma solo un modo per ridimensionare: dal 2019 una Model 3 LR nei primi 5 minuti carica 121 km.
160 km in 5 minuti non significa esattamente nulla, conta il tempo complessivo per tornare al 90%.
Secondariamente: bene, nel 2025 quello sarà lo standard. E chi lo dice?
Perchè se dal 2019 Tesla carica 121 km nei primi 5 minuti, Volkswagen nel 2022 se lo sogna? Una tecnologia non è per tutti. Soprattutto se è un “proclama”. Che una Model 3 LR carichi 121 km nei primi 5 minuti è un test che è stato fatto da più di una rivista e dal solito Bjorn e lo hanno fatto con macchine di serie, mica con prototipi annunciati. Eppure gli altri NON lo fanno, se non rare eccezioni. Anche gli ultimi arrivati.
BMW, Mercedes, Audi, Tesla, Polestar, Rivian, KIA, Skoda, sicuramente loro caricheranno 160 km in 5 minuti. E gli altri? Proprio quelli che non hanno il garage, per inciso.
La pizza la lasciamo solo a chi fa ricariche fast davvero? La critica è stata buttata sul sociale, colonnine al sole e al freddo così ti ripari dentro al centro commerciale: certo, se hai una Spring te le scordi le fast, manco si ricarica in DC! Devo desumere dal discorso che i poveracci si arrangino perchè deturpano l’ambiente?
Servono tutte e due le tipologie: le ultrafast nei distributori, le slow ovunque. A prezzi differenti. Le prime per la ricarica, le seconde per la ricarica durante il parcheggio, per chi non è un privilegiato. Non piacciono i cavi arancioni sparsi per i marciapiedi? Beh, a me non piace la puzza di diesel!! (Tesla usa cavi neri, vanno meglio?)
Avere solo ricariche ultrafast in giro sarebbe come dire che i distributori erogano come minimo 50 lt: se hai l’utilitaria col serbatoio da 40, niente rifornimento, arrangiati.
Oggi serve l’uno e l’altro. Domani pure. Passato domani, non sono in grado di prevederlo, ma sicuramente le AC sparse ovunque continueranno ad essere utilizzate per decenni, non è che le macchine che si venderanno fino al 2025 saranno magicamente rottamate.
Guido ho scritto (rileggilo) che nel 2035 quello sarà lo standard, non nel 2025. Stanno andando tutti verso piattaforme a 800 volt, la densità delle batterie aumenta sempre di più così come la loro longevità con batterie sempre più resistenti anche alle ricariche veloci. 160 km in 5 minuti significano per un italiano che percorre mediamente 11500 km annui ben 5 giorni di autonomia: non c’è l’obbligo di fare il pieno, puoi ricaricare 5 minuti e camminare per 5 giorni (oppure fai il pieno se devi fare un lungo viaggio).
Tu dici che i progressi di un produttore non vengono presi a modello dalla concorrenza e citi il gruppo VW. Ebbene proprio il gruppo VW ha appena presentato l’Audi A6 e-tron, basata sulla piattaforma PPE a 800 volt, 270 kW accettati in ingresso per la ricarica equivalenti a 300 km in 10 minuti. Facile prevedere che questo sarà lo standard per tutto il gruppo non domani ma nel 2035.
Scrivi: “Avere solo ricariche ultrafast in giro sarebbe come dire che i distributori erogano come minimo 50 lt: se hai l’utilitaria col serbatoio da 40, niente rifornimento, arrangiati.”. Non è vero, sai anche tu che possono erogare anche meno e non devono per forza andare al massimo, dopotutto le Fiat 500e ricaricano alla Ionity: certo, se hai una Dacia Spring senza l’optional per la DC, ci sta che non vai da nessuna parte …
Per me le AC non avranno senso dal 2035 e saranno tutte da rottamare (tranne forse in qualche hotel). Non ci sarà motivo di ricaricare lentamente se la propria auto può caricare velocemente, la ricarica lenta farà la fine dei modem 56k.
Enzo, capisco quello che dici ma non sono completamente d’accordo.
Tu ragioni spesso con la mentalità del ‘sono abituato così quindi voglio andare avanti così’.
A differenza delle auto termiche le EV si possono ANCHE caricare mentre dormo o mentre sono in ufficio o comunque mentre non uso la macchina. Come noto le auto nella loro vita media sono in funzione meno di un’ora al giorno.
Il rifornimento da 5 minuti lo desidero anche io ma mi è necessario solo per l’auto con cui faccio 45.000 km all’anno.
Per le altre bisognerebbe favorire anche la ricarica al lavoro.
Non capisco perché non siano stati investiti soldi anche per le aziende che vogliano rendere disponibile ai dipendenti la ricarica durante le ore di lavoro…Auto ferma per 8 ore!!
Anche per le flotte aziendali sarebbe un buon vantaggio.
Mi pare che al governo abbiano preso come consulente un “esperto” poco esperto del nuovo.
Pietro, a parte i limiti della tecnologia odierna che tra 10 anni saranno un mero ricordo, io non capisco il vantaggio della ricarica lenta quando puoi farla veloce. Anche se la ricarica lenta si adattasse perfettamente al mio stile di vita (e questo potrebbe verificarsi solo avendo una colonnina sicuramente libera e disponibile vicino casa o vicino il luogo di lavoro), vuoi mettere la seccatura della ricarica lenta che mi obbliga a spostare l’auto a ricarica completata? Non fai vita, lasci l’auto in un posto e devi metterti una sveglia per ritirarla per tempo: se fai tardi, se hai un imprevisto, se devi trattenerti per un’emergenza becchi la multa o peggio arriva Fabio Cristiano Il Moralizzatore che ti squarcia le gomme per insegnarti la civiltà. Come può già solo questo pensiero non essere considerato un peggioramento della qualità della vita di un automobilista?
Io italiano medio del 2035 vado al distributore, 5 minuti, carico almeno 160 km se non di più, ho 5 giorni di autonomia, ma chi sta meglio di me … anziché trovare la colonnina, programmare la sveglia (mentale) per il distacco, etc. … Tra l’altro feci già notare che in Italia sono cambiate le tariffe, la fascia notturna in cui non si rischia la multa pur lasciando l’auto in ricarica, fascia che prima terminava alle 8, ora termina alle 7 del mattino. Questo significa che se ricarico in strada, non devo staccare l’auto dalla colonnina esattamente quando scendo di casa per accompagnare i bimbi a scuola (alle 8), bensì un’ora prima altrimenti multa. Non mi pare il massimo del confort …
Pardon per il 2035, mi era sfuggito e l’ho letto come 2025.
La A6 non è la macchina media
Le AC continueranno ad avere senso. Perchè uno degli innegabili vantaggi delle elettriche rispetto alle termiche è che posso ricaricarla quando non mi serve, cioè sarebbe parcheggiata comunque.
Una ricarica ultrafast costa 300.000€, una AC da 6kW meno di 3000, la prima, e con soluzioni tipo quelle di Silla (vedi: https://www.vaielettrico.it/servizio-horeca-come-guadagnare-offrendo-la-ricarica/) diffuse a livello aziendale o in qualsiasi area ricettiva, i costi sono nettamente inferiori.
Facciamo un parallelo: se io avessi la possibilità di parcheggiare al cinema (o dove lavoro o al supermercato o davanti a casa accanto ad un lampione) e attaccare una pompa di benzina (senza sbattimenti: ragioniamo per plug e charge!) che mi eroga 6 lt ogni ora (10 ml al minuto), perchè dovrei passare ad un distributore appositamente e fare il pieno in un colpo solo, anche se in 5 minuti?
La ricarica lenta mi risolve anche il problema dei picchi. Tutti che tra le 17 e le 19 si fermano, di rientro dal lavoro, per fare una carica ultrafast, ogni 5 giorni, da una parte; dall’altra, tanti che mi caricano a 6kW di notte.
Io continuo a sostenere che servono tutte e due. Oggi sicuramente più ricariche lente che fast, dato le batterie che abbiamo. Domani serviranno meno le lente, ma continueranno a servire per tanto tempo.
Enzo, tu ragioni solo con le colonnine pubbliche in strada con le regole attuali. Io sto proponendo di caricare al lavoro e ho aggiunto almeno due volte la parola “anche”.
Ogni tecnologia ha dei pro e dei contro come quelli da te elencati, ma anche le termiche ne hanno (a qualcuno può non piacere o ritenere nocivi i fumi cancerogeni che la tua auto emette).
Mia suocera ha appena preso una iON del 2012 con meno di 100 km di autonomia e non ha il box. Abitando a Milano e facendo pochi km al giorno ha molti altri vantaggi e risparmi che le hanno fatto accettare il “pesantissimo” contro di dover ricaricare alle colonnine pubbliche.
Certo, esistono anche le ultrafast, ma si può vivere senza!
La mia esperienza è che un valore aggiunto sarebbe poter caricare nei posti dove vado per forza e dove lascio l’auto per ore (es. lavoro). Se fosse possibile sarebbe una ottima cosa a costi bassi. Un win-win-win per il singolo, l’azienda e la collettività.
Scrivi: “Io italiano medio del 2035 vado al distributore, 5 minuti, carico almeno 160 km se non di più, ho 5 giorni di autonomia, ma chi sta meglio di me?” io direi: “io italiano medio/basso del 2022 NON vado al distributore neanche 5 minuti, carico OLTRE 160 km mentre faccio altro… ma chi sta meglio di me?”.
Quando fra 10 anni avremo (sarà diffusa e accessibile) la tecnologia che dici tu allora saremo tutti più felici. Per il momento bisognerebbe incentivare entrambe le tecnologie.
Ciao
Pietro tu ragioni avendo a mente la Ion del 2012, io la Tesla Model Z del 2035. Inoltre, coloro che nei prossimi anni per primi si doteranno delle elettriche in grado di supportare ricariche veloci senza problemi alle batterie, saranno più felici di trovare colonnine evolute per i loro veicoli e non per quelli lenti. Infine la differenza di costo tra ricariche lente e veloci è destinata a sparire. Già oggi si è molto ridotta (quelle lentissime in AC costano mediamente 0,54 e quelle ultrafast mediamente 0,84, ma un tempo la differenza era nettamente maggiore).
Inoltre il business model “naturale” delle ricariche non è quello attuale, basato sul maggior costo della velocità, bensì l’opposto, quello che fa pagare di più la lentezza. A parità di costo al kWh (e quindi percentuale di guadagno per ogni kWh erogato) l’interesse del gestore sarà sempre più di poter vendere quanti più kWh possibili a parità di range temporale, quindi le ricariche lente in futuro saranno penalizzate. Questo è il business model standard in tutto il mondo e per tutti i beni e servizi, ovvero servire il maggior numero possibile di clienti, si vende la quantità e non la velocità, anzi, se ti spicci e liberi il posto velocemente ti faccio risparmiare così lascio quel posto a un altro cliente.
A Guido che dice che “le AC continueranno ad avere senso” rispondo che forse sì, nei garage privati, ma fuori no. Quante aziende possono permettersi l’acquisto di colonnine e la loro manutenzione, colonnine che sono destinate a diventare sempre più evolute e complesse, con riconoscimento dei parametri del veicolo connesso (“plug&play”), autodiagnosi e gestione guasti, etc? Per non parlare dei costi della corrente e dell’aumento del contatore. Si chiede alle aziende di fare un lavoro che non è il loro, ovvero occuparsi di un aspetto della mobilità dei loro dipendenti, stabilendo delle policy per evitare abusi, discriminazioni, etc. Un casino, un costo, una seccatura! Internet è decollata quando si è passati dal 56k all’ADSL e ora alla fibra, la paytv è decollata con l’ondemand in 4k, il trasporto pubblico sopravviverà solo se continuerà a investire in treni superveloci capaci di competere con gli aerei, i cellulari sono dotati di caricatore sempre più potenti, le auto elettriche riescono ad immagazzinare sempre più energia a parità di tempo. Gli 800 volt di oggi della Ioniq 5 saranno lo standard di domani, così come per le mild hybrid è successo per i 48 volt al posto del 12 volt (il 48 volt è stato presentato su auto di serie solo da qualche anno, nel 2016 dalla Renault Scenic se non erro, 4 anni dopo già rappresentava il 98% di tutte le mild hybrid europee).
Il futuro è dato da più potenza, più velocità, più prestazioni, più efficienza, più comodità, così è stato negli ultimi 150 anni e così sarà. Opporsi a questo è anacronistico, ad ogni modo vedremo nel 2035 se il mondo andrà nella direzione da me indicata o andrà nella vostra.
Enzo ti fai un errore di fondo pensi sempre con le tue tasche e i tuoi bisogni.
Le auto acquistate fino ad ora e sicuramente per molti altri anni avranno cariche in AC da 10kw e quando va bene da 22kw peccatyche ce ne siano ancora parecchie da 7,5kw ibride comprese.
Le colonnine che ho visto con relativi prezzi.
Da 3+3 kW 0,28€ al kWh 3+7,5kw 0,28€ al kWh 3+11kw 0,35€ al kWh entrambe le prese 22+22kw 0,45€ al kWh 35+35kw al 0,55€ kwh.
Già da qui si ha già un presagio di dove andranno a puntare i distributori, colonnine da 400/500kw ( incentivate) a 1€ o più al kwh.
Mentre la maggior parte degli utilizzatori potrebbe benissimo caricare a 4kw sul posto di lavoro, o su un parcheggio in centro, o su un parcheggio del supermercato e magari pagare la ricarica poco più che a casa dove non hanno box o un garage, mentre a 400/500kw ci saranno solo auto da un centone in su e tutti gli altri dovranno pagare il più per non avere nessun beneficio.
E lo stato indirettamente avrà un introito più alto ( tasse e iva )
Potrei farti un paragone da termica, pompa di benzina in centro su un parcheggio puoi fare il pieno in 2 ore, a 0,70€ litro mentre 1€ per fare lo stesso pieno in mezz’ora, ma se vai al distributore per lo stesso pieno ci puoi mettere 5 secondi se hai l’auto che riceve molto carburante e 15minuti per la stessa auto d’esempio, ma qui il litro di carburante lo paghi 10€, non so quanti usufruirebbero dei distributori se non strettamente necessario, ma se ci fossero solo quelli sarebbe giusto e corretto per tutti 🤔🤔🤔🤔
1 – Circa il proliferare delle colonnine di ricarica lenta il problema non esiste. L’azione Smart Lamp Post dei POR FESR ha dato il via alla commercializzazione di prodotti altamente funzionali, modulari e suggestivi per l’architettura della luce e per il design.
https://www.veloce.it/news/shuffle-il-lampione-smart-che-ricarica-le-ev-51349
2 – Supermercati bio caratterizzati da punti vendita con struttura in legno lamellare, verde verticale alla Patrick Blanc, superfici fotovoltaiche, parcheggio con ricarica elettrica, prodotti con vetro a rendere e packaging compostabile. Non è un caso è una filosofia. Sarà marketing per ambientalisti ma attrae elettromobilisti Italiani, Tedeschi, Svizzeri ed Olandesi.
3 – I non luoghi sono entità definite concettualmente a livello urbanistico, filosofico ed antropologico. Per semplificare: spazi che si estraniano dalla città storica, dalla mixité dei centri edificati, spazi periurbani funzionalmente irrisolti rispetto alla permanenza. Le stazioni di servizio sono i non luoghi per eccellenza.
https://www.youtube.com/watch?v=DE85sX1_dvo&t=30s
4 – Io vado a mangiare la pizza sublime di Tony, un pizzaiolo in gattabuia. Ex maestro pizzaiolo, matricola numero 6471 del carcere di Verbania. Ora ha finito di scontare la sua pena ed ha istruito tanti uomini incarcerati fino a farli diventare maestri pizzaioli. Trovo parcheggio e nessuno mi ha mai tagliato gli pneumatici all’auto. Le ricariche a Verbania non sono occupate abusivamente e sono spesso libere per ore. Sarà la vicinanza dei Confederati che condiziona i comportamenti pubblici dei miei concittadini?
https://www.rsi.ch/play/tv/storie/video/tony-un-pizzaiolo-in-gattabuia?urn=urn:rsi:video:14835756
Ah quindi le stazioni di servizio sarebbero dei non-luoghi (ovvero luoghi non interessanti su cui l’occhio non si posa) mentre un palo verticale Smart Lamp Post dei POR FESR (neanche ricurvo, proprio verticale, un segmento diritto senza alcun movimento, pure mia nipote di 6 anni avrebbe saputo disegnare qualcosa di più bello) da cui esce un cavo arancione attorcigliato per terra verso un’auto in ricarica sarebbe un luogo, un posto dove lo sguardo si ferma a sognare e ad ammirare il paesaggio. Boh, se questa è arte non la capisco. E neanche capisco come faccia una stazione di ricarica, che per sua natura è data da un pezzo di asfalto, qualche colonnina e qualche tettoia di qualche tipo ad essere fantastica se costruita vicina un McDonald e orrenda se costruita dentro un distributore.
Che poi, voglio dire, ma proprio il McDonald dovevi usare come esempio! Il McDonald, a differenza di quanto ti hanno raccontato, è il simbolo del FAST food (FAST! FAST che significa veloce) e non dello SLOW food: che diamine c’entra il FAST food con la ricarica lenta non lo so, è come mettere costruire un bordello affianco a una chiesa, una sede della Lega Nord sopra una moschea …
Comunque Alberto io continuo a volerti bene, magari un giorno di questi ci andiamo a fare una cena insieme. Ma non al McDonald, mi porti a conoscere il tuo amico Tony che questa cosa dell’ex detenuto pizzaiolo mi piace davvero tanto … forse perché è una metafora, se un detenuto tanto odiato può diventare un pizzaiolo tanto amato, forse anche i nostri distributori non-luogo hanno diritto a provare a prendersi una loro rivincita, o no?
Il design non è l’espressione di forme suggestive, è la sintesi delle soluzioni alle esigenze funzionali. Shuffle non è un lampione è un sistema multifunzionale intelligente basato sull’illuminazione per connettere le persone al loro ambiente sociale e a internet, ricaricare mezzi elettrici, esercitare la video sorveglianza e monitorare lo stato dell’ambiente attraverso la sensoristica. Il suo design essenziale e puro è sintesi di elevata complessità.
È proprio questo il punto.
McDonald era la tipica espressione del fastfood. Era.
Ora mira a diventare la prima catena fastfood al mondo a basso consumo energetico. Sostenibilità e autosufficienza energetica per contribuire a rendere l’aria più pulita, stimolare la biodiversità, abbassare la temperatura ambiente e ricaricare le vetture elettriche.
Chi vorrebbe passare una volta al settimana ore della sua vita in un’alienante stazione di servizio fuori dai centri abitati?
Pensa al camionista che fa rifornimento aspettando che il serbatoio si riempia con 200 litri di gasolio.
Il progetto con la direzione carceraria è un successo clamoroso da anni. Il locale si chiama “Gattabuia” ed è ospitato nel piano terra di Villa Olimpia, una delle ville storiche di Verbania nel centro di Pallanza.
Qualcuno ha visto lungo ed ha puntato sulla qualità a prezzi irrisori. La qualità la fanno loro, gli uomini incarcerati. I prezzi irrisori di questo Ristorante Sociale Carcerario hanno decretato il suo definitivo successo tra la cittadinanza. Purtroppo c’è un limite quantitativo alle prenotazioni per ragioni di qualità.
Parallelamente c’è la pasticceria carceraria della “Banda Biscotti” che vendono prodotti ovunque con un’immagine coordinata e ben definita.
https://www.youtube.com/watch?v=HDBLSbgZo20
Purtroppo in Italia, tra politici alla giorgetti e imprenditori alla farinetti o elkan, c’è sempre l interesse di bottega, ci si preoccupa delle perdite di bilancio nel immediato dovute alla transizione e non invece come sfruttare l innovazione e agire di conseguenza.
Secondo me la questione non è se si favoriscano o meno le compagnie petrolifere, ma se si prova a capire la differenza di logica tra caricare benzina / gasolio e caricare elettricità. Mentre per benzina e gasolio prevale la comodità sulls strada dove uno passa, per l’elettricità dovrebbe prevalere la possibilità di occupare utilmente il tempo (per quanto ridotto) che si deve passare alla colonnina. E quindi: centri commerciali, aziende che mettono colonnine per i dipendenti, luoghi di visita turistica, scuole, ecc. Insomma, evitare di far passare anche solo 15-20 minuti in macchina a girarsi i pollici mentre si ricarica.
Discorso diverso per le autostrade, dove le aree di servizio sono già attrezzate per trascorrere un po’ di tempo (bar, ristorante, shop) e dove comunque uno può avere la necessità di fermarsi proprio durante il percorso senza dover uscire dall’autostrada.
My2c da proprietario di auto elettrica da 2 anni.
Anch’io credo che il punteggio di favore non fosse da limitare ai distributori, ma in genere alle strutture che possono assicurare una sosta in sicurezza e con generi di conforto (bar, ristorante, negozi ecc.).
Io non avrei dato un punteggio automatico agli attuali distributori.
Avrei sicuramente assegnato un punteggio alto ad altri criteri che indirettamente favorirebbero i distributori, ma in realtà sono un benefit per gli utilizzatori:
– servizi igienici
– punto ristoro
– TETTOIA
– spazio di parcheggio una volta terminata la carica / in attesa di carica
– tempi di realizzazione
E’ chiaro che un distributore attuale di carburante dispone già di tettoia, probabilmente di spazi e ha tempi di realizzazioni inferiori avendo già l’area, un allaccio etc. e magari ha servizi igienici per il pubblico e può gonfiarti le gomme, però in questo modo non gli si assegnava d’ufficio un privilegio e si favorivano invece elementi che sono estremamente utili a noi “poveracci” che ameremmo ricaricare senza bagnarci o, dovendo aspettare anche 30 minuti, potere andare in bagno o altro.
Guido, viaggiamo terra a terra: appoggiarsi a una rete e a delle strutture già esistenti, piaccia o no, facilita la cosa e abbassa di gran lunga i costi. Tutto il resto sono giustissime considerazioni che hanno sicuramente il loro valore, ma “pronti via”, su strada, la vedo decisamente più difficile a non appoggiarsi a ciò che già esiste. e cioè i distributori di benzina. A questo aggiungiamo il “know how”, poco o tanto che sia, di compagnie e gestori sia a livello gestionale sia fiscale, sia di comunicazione etc etc, aggiungiamo inoltre che la cosa richiede investimenti non banali e le compagnie petrolifere quei soli li hanno, tantopiù che o investono in quello o serenamente si estinguono… e volendo potremmo andare avanti… Insomma, ma veramente qualcuno pensa che si potesse fare diversamente, o comunque a prescindere da tutti questi dato di fatto esistenti? io credo di no.
Io ho parlato di punteggi.
Se qualcun altro è in grado di offrire le stesse cose negli stessi tempi (pari punteggio, quindi), perchè penalizzarlo a priori?
Come ho scritto, ovviamente sono automaticamente favoriti gli attuali distributori.
Sarebbe solo un meccanismo che evita di penalizzare chi può avere le stesse caratteristiche, tutto qui. I maggiori costi che deve sostenersi qualcun altro per raggiungere il livello che hanno già i distributori non è “affar nostro”.
Sarebbe come decidere che SOLO le ricevitorie del lotto da ora fanno anche prenotazioni CUP ricevendo 1€ per ogni prenotazione mentre i DHL Point (esempio a caso!) NON possono farlo. Perchè? Devi stabilire requisiti minimi, dopodichè vince chi vince.
Giustissima l’installazione presso i distributori. Basta a colonnine su marciapiedi, in curva o nel deserto cosmico del nulla assoluto, dove poi tocca aspettare in auto alla mercé di chiunque. I distributori spesso sono dotati di bagni, bar e telecamere di sicurezza, oltre a essere già geolocalizzati. Inoltre di giorno (e talvolta h24) c’è un dipendente a cui rivolgersi in caso di problemi, un dipendente che potrebbe occuparsi (sotto il profilo logistico) della manutenzione delle colonnine (verificandone il funzionamento e sollecitandone la riparazione) e potrebbe dare una mano in caso di dubbi o difficoltà o anche solo per la sorveglianza (così la gente la smette di tagliare le gomme alle auto che ricaricano, c’è un distributore, un impiegato e al più al taglio delle gomme ci pensa lui, se trovi la colonnina occupata STACCE E ATTACCATE!). Per non parlare di altri atti vandalici, dal danneggiamento allo “sgancio” dei cavi o addirittura al taglio. Inoltre, per chi ha una plugin o una erev, diventa più facile fare il “doppio pieno”, sia di carburante che di elettroni.
Altro vantaggio, si elimina il problema della piazzola di sosta occupata abusivamente perché tutti rispetto la proprietà privata di un distributore, si elimina il problema della ricarica lenta di proposito per poter parcheggiare in centro, si elimina il problema di sottrarre spazio sosta alla collettività per una minoranza (ad oggi) di possessori di auto elettrica. Infine, si fa un riuso intelligente del suolo pubblico, senza consumarne dell’altro e l’auto elettrica acquista una vetrina naturale per i possessori di auto a benzina che così potranno vederle dal vivo.
Enzo 24 Maggio 2022 at 15:30
“Altro vantaggio, si elimina il problema della piazzola di sosta occupata abusivamente perché tutti rispetto la proprietà privata di un distributore ”
Frase magica peccato che non si rispetta la proprietà privata del parcheggio del supermercato, o non si rispetta l’area di rifornimento di un elettrica al pari di una termica.
Più che fare colonnine nei distributori bisognerebbe fare multe a 4 zeri con rimozione forzata in modo da educare gli incivili chiunque esso sia, e chi fa danni lavori socialmente utili per un minimo pari al danno in modo che con quel lavoro si ripristinano i mezzi, in questo modo ti entra in testa e non serve che hai soldi.
La convenienza di avere colonnine anche in centro è per aver la possibilità di caricare e nel frattempo vai a fare commissioni, aperitivo, pranzo o cene, o solo un giro in centro.
Quindi aver tagliato fuori tutti gli altri è solo una bustarella alle lobby del petrolio.
Fabio alla pompa il problema non si pone e così nessuno si troverà le ruote squartate.
Ma siete autistici, che se non andate al distributore fate una crisi isterica 🤦
Il discorso vandalismo va bloccato in qualsiasi condizione propietà privata o meno distributori o meno questo è il succo del discorso.
Poi le colonnine possono essere messe ovunque anche al supermercato o ristorante o parcheggio le auto non vanno abbiate e nemmeno le colonnine
Attenzione: il termine autistici non accettiamo che venga usato in modo improprio, come un epiteto.
Mauro Tedeschini 25 Maggio 2022 at 14:20
Non era né per offendere ne, per discriminare, mi scuso per il paragone, di solito io mi ritengo tale perché eseguo le procedure tutte uguali e sempre nello stesso ordine per non dimenticare passaggi e controlli, ma non ho trovato un vocabolo per definire la stessa logica.
TETTOIA…FOTOVOLTAICA
http://www.addletters.com/pictures/bart-simpson-generator/bart-simpson-generator.php?line=ogni+punto+di+ricarica+DEVE+avere+una+tettoia+fotovoltaica+%21
il mantra
le auto elettriche DEVONO essere legate indissolubilmente alle rinnovabili
cosi como le loro infrastrutture di ricarica pubbliche
Sarà la volta buona che le Fast avranno un posto coperto e ben illuminato. E con la conversione, senza i fumi nocivi di benzene & co
Le compagnie petrolifere da sempre, in ultma analisi, vendono energia.
Lo scopo è il ghello, non il vendere petrolio per principio.
Dispongo di una rete di distribuzione già pronta “su strada”, funzionante e collaudata.
In buona parte tale “rete” è spesso già stata “aggiornata” aggiungendo servizi quali bar, toilettes, a volte autolavaggio e rivendita di oggetti più o meno utili.
Non è inusuale che disponga già di un “allaccio” in grado di sopportare la potenza di una colonnina da 60/75 kw. O quantomeno è intuibile pensare che il lavoro necessario alla bisogna sia meno difficoltoso che altrove.
Quello che mi stupisce è che qualcuno si stupisca. 😉
Diciamo che è una manovra di parte.
Non lo trovo del tutto sbagliato, unico dubbio fanno già cartello con i prezzi dei carburanti compresi i no marca figuriamoci dopo, comunque colonnine a tutti i distributori la trovo eccessiva visto che buona parte della popolazione la fa in casa, detto questo vedremo l’evolversi della situazione tra 2/4 anni.
Corretto il rischio cartello, non ci avevo pensato, anche se il rischio cartello esiste già oggi, visto che sono poche le società che si occupano di colonnine … In teoria potrebbe valere l’opposto, potrebbe essere l’occasione per le compagnie petrolifere per fare concorrenza a Ionity e ad EnelX, aumentando così i player e migliorando la concorrenza … Onestamente non saprei dire se il rischio cartello rischia di aumentare o diminuire, bisognerebbe conoscere meglio le dinamiche di questi soggetti …
Bene, ottimo. Condivisibile di destinare i fondi ai distributori. Già stavano in piedi a stento se non con i servizi collaterali, adesso che il 35% delle vendite è per auto BEV e PHEV con numeri sempre più in crescita, i distributori rischiano di essere tutti a marchio “Taffazi”.
Probabilmentee il governo vuole far avvicinare al grande pubblico l’idea delle accise.anche all”elettrico, quando si parla di distributori non si puo fare a meno di pensare ad esse.
Presumo che il nostro governo voglia aiutare alla riconversione delle compagnie petrolifere in compagnie che vendono energia. Sicuramente la rete di distribuzione petrolifera è molto ramificata e metterla nelle condizioni di erogare anche questo servizio sarebbe un bel vantaggio. Certo non penso ai minuscoli distributori che andranno razionalizzati ma alcune aree di rifornimento potrebbero essere un fattore di successo per l’elettrico in generale. Siamo tutti (io almeno fino ad ottobre scorso) abituati ad andare al distributore per fare il pieno di energia… Questo approccio aiuterebbe anche ad eliminare i furbi (stalli occupati) o le scarse manutenzioni. Vedremo se i prezzi applicati saranno di “mercato” o meno.
Se fossi un titolare di pompa (di proprietà e non in gestione) inizierei a ragionare se mettere delle colonnine ma con mia partita Iva anziché aspettare che arrivi esso o Tamoil di turno a mettermele, sfruttando gli incentivi è più accessibile di sicuro ma poi restano mie quando il liquido sarà fuori moda e di conseguenza anche il guadagno resta tutto tuo, già i margini dovranno essere super risicati, per coprire uno stipendio serviranno decine di colonnine sempre occupate.. Dubito che le petrol manterranno dipendenti come ora ai distributori col servito.. Saranno tutti abituati a fare da se facendolo sempre a casa al massimo, se c’è bar restano solo li, la manutenzione sarà itinerante per cui.. Una telecamera di sorveglianza e han risolto.
Scusate,
e in autostrada?
Dove servono strutture molto veloci e capillari per chi viaggia
Penso nel restante 60% che non sarà nelle città del sud ci sarà qualcosa anche per quelle, ma se non sbaglio le colonnine in autostrada han già avuto i loro bei bonus, peccato siano partiti a installare con due anni di ritardo sulla tabella di marcia indicata inizialmente
Le colonnine in autostrada non hanno avuto un soldo. Anzi, sono previste da un obbligo di legge nell’assegnazione delle concessioni.
” Quale sia la ratio di questa scelta non è dato sapere, dato che si rischia di mettere le Oil company in condizioni di privilegio” Spazi? Non è semplice portare così tanti Kw. Servono infrastrutture. E’ un’ipotesi, non ne ho idea, ovviamente.
Spazi, visibilità, raggiungibilità, anche solo l’abitudine a cercare un distributore fa la sua parte nella visibilità… Chi fa benzina vedrà le colonnine in tutti i benzinai e non avrà più così paranoie di non trovarle e vedrà già coi suoi occhi se magari verranno tenute occupate troppo etc
L’idea non è sbagliata secondo me, favorire le oil company insomma, li trasformi in gestori di colonnine che rivendono corrente fatta da altri, spero che l’idea sia dare una mano ai singoli gestori che man mano che vendono elettriche vedranno calare i volumi, almeno quelli col barettino continueranno a sopravvivere