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30 mila km in Jaguar I-Pace: pregi e difetti

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Jaguar I-Pace
La Jaguar I-Pace di Gian Luca in ricarica in una stazione Ionity.

30 mila km in Jaguar I-Pace. Un altro lettore ci racconta la sua vita in elettrico. Una rivoluzione vissuto non solo da lui, ma da tutta la famiglia.

                di Gian Luca Della Valle

Ebbene, è passato esattamente un anno da quando ho ritirato la mia Jaguar I-Pace. E ho percorso 30.000 km tondi tondi, che non sono certo pochi. È il momento di fare un primo bilancio, raccontando senza filtri pregi e difetti di questa (per me) riuscitissima vettura

“Perché sono passato all’elettrico”

Innanzitutto io sono un fervido sostenitore della mobilità elettrica in generale, per diversi motivi, tra cui:

  • Riduzione delle emissioni in atmosfera,
  • Passione per la guida elettrica pura;
  • Motivazioni economiche, ebbene sì, anche quelle. Oggi esistono, grazie anche al recente avvento di Volkswagen, uniti agli incentivi nazionali e locali, auto per quasi tutte le tasche. E facendo bene i propri calcoli, la macchina elettrica consente di spendere meglio i propri soldi. Come? Beh basti pensare che comprando una vettura endotermica, e volendone calcolare il costo-vita, al solo costo iniziale vanno aggiunti i tagliandi, la manutenzione straordinaria, il bollo, l’assicurazione. E per chi come me vive in un grande centro urbano, anche i parcheggi blu e le ZTL. Se si sommano queste cifre, per un periodo campione di 5 anni, viene fuori una bella sommetta, grandemente abbattuta utilizzando l’elettrica.

“La mia famiglia a impatto zero”

“Torniamo al mio racconto, però. Guido auto elettriche più o meno dal 2012. Ho posseduto una Nissan Leaf, una Renault Zoe e una BMW i3. La Zoe è ancora mia e la guida mia moglie, siamo di fatto una “famiglia ad impatto zero”. I miei 30 mila km in Jaguar I-Pace li ho fatti in tutte le condizioni possibili: da solo e a pieno carico, al mare in montagna, in città o in autostrada…Con qualsiasi condizione climatica e con percorrenze che fino a poco tempo fa erano solo appannaggio della mitica Tesla. 

Renault Zoe
La moglie di Gian Luca guida tuttora una Renault Zoe

Qui mi si consenta una breve digressione: adoro le Tesla, semplicemente per il fatto che senza di loro io non avrei mai guidato la mia Jaguar. Ho fatto una scelta differente perché, a livello strettamente personale e di gusto, ho sempre ammirato le case auto di prestigio, i marchi storici. Ed essere presente in questo momento di passaggio per questi marchi, che per certi versi può sembrare anche traumatico, è per me premiante”.

“Faccio sempre il giro largo, per guidarla di più”

Con la mia I-Pace, che nella mia app Jaguar Remote ho soprannominato ‘interceptor’, ho affrontato il mio primo anno di “lavoro”. Quali sono le principali considerazioni che mi sento di condividere? Beh, innanzitutto è una vettura elettrica che restituisce una piacevolissima esperienza di guida. E non parlo solo del fatto di guidare in silenzio, ovviamente, visto che questa è prerogativa di tutte i veicoli elettrici. Parlo proprio della vivacità della vettura, della sua capacità di entrare ed uscire dalle curve veloci, dagli repentini cambi di carico, nonostante la un peso non proprio piuma. È la prima vettura in assoluto, da quando ho la patente, che guido per più km di quanti me ne servono. Come? Faccio sempre il giro largo! Perché? Perché è bella da guidare”. Un breve cenno alla qualità costruttiva. Quando ci sono salito la prima volta ho subito pensato: si vede che questi fanno auto da quasi un secolo. L’ingresso di Tata Motors ha fatto solo del bene, visto che lo spirito leggendario di queste vetture è rimasto inalterato. Ma la maggiore possibilità di spesa ha consentito di produrre auto molto valide. E ultimamente anche particolarmente accattivanti per linea e comportamento dinamico”.

30 mila km in Jaguar I-Pace
30 mila km in Jaguar I-Pace: Gian Luca non tornerebbe mai indietro.

“Ciò che mi ha colpito sin da subito è stata la linea, molto filante e sportiva, poi la guidi e ti accorgi anche di quanto è comoda (la mia monta le sospensioni pneumatiche, che consiglio in assoluto). Il passo lunghissimo, come una Volvo XC90, per intenderci, rende l’abitacolo estremamente spazioso. Considerate che per i viaggi mi muovo sempre con la famiglia, siamo in 4 con bagagli annessi, e d’inverno per andare a sciare siamo pieni come un uovo. Anche qui, posso dire bene del bagagliaio, spazioso quanto basta.

“Tutti mi chiedono: ma l’autonomia…?”

L’auto insomma è una vettura globale, da usare sempre e comunque. E non sono per una parte dell’anno come ho invece letto altrove. Mi si chiede sempre: quanta autonomia ha la macchina? E se si scarica la batteria? Io ormai rispondo sempre, in sequenza: ha tutta l’autonomia che serve. E alla seconda domanda rispondo: e se finisce la benzina? Scherzi a parte, le auto di oggi possono beneficiare di una autonomia considerevole, che garantisce la piena usabilità in ogni condizione. Esaminiamo però il caso più spinoso, i trasferimenti automobilistici. Ho letto tantissimi articoli, scritti più o meno bene, che raccontavano di esperienze di guida “vera” con le EV. Mi permetto di fare qualche dovuta precisazione; guidare una ev non è la stessa cosa rispetto ad una endotermica (sia chiaro, per me è molto meglio). E questo semplicemente perché le batterie non funzionano come la benzina. In autostrada, a differenza delle vetture diesel e benzina, le elettriche tendono a consumare di più all’aumentare della velocità. E poi ci sono da tenere presenti i tempi di ricarica. Che cosa vuol dire? Che se vuoi arrivare prima da Roma a Milano non è detto che tu debba andare alla massima velocità possibile (sempre nei limiti del codice della strada, ovvio). Ma devi calcolare l’autonomia della vettura e dei tempi di ricarica, che dipendono dalla macchina e dalla colonnina, principalmente.

“In autostrada fa almeno 300 km”

La Jaguar, per tornare al mio caso, ha una discreta autonomia autostradale. A 120 km/h riesco a percorrere sempre oltre 300 km, anche 350 se non affronto pendenze impegnative. Ho anche una potenza di ricarica a 100 kw in corrente continua, che mi consente sostanzialmente di fare soste da 35-45 minuti. Cosicché il classico viaggio da Roma a Milano posso effettuarlo con una sosta sola, quindi praticamente come se lo facessi con una vettura endotermica (ma con molto più piacere di guida). E aggiungo, pagando per ora solo 8 euro il pieno, che faccio alla stazione Hyper fast di Valdichiana, presso la stazione Ionity di ricarica veloce”.

30 mila km in Jaguar I-Pace
Velocità e autonomia residua sul display: in autostrada la Jaguar I-Pace fa almeno 300 km

Già, la rete rdi ricarica, inutile girarci troppo attorno. Per arrivare a tempi di ricarica considerati accettabili da tutti, o quasi, è necessario aumentare la rete. Dotarla di caricatori veloci (che devono essere presenti anche sulle autovetture, ovvio). Possibilmente dislocati in autostrada, per evitare di uscire per rifornirsi. All’estero sono già avanti ed esistono vere e proprie stazioni di rifornimento totalmente dedicate alle ev. Da noi ancora no, ma è solo questione di tempo. Non conta solo il numero di colonnine, anche la loro efficacia ed efficienza. Devono funzionare bene ed erogare molta energia in pochi minuti”.

“A volte, però, ragiona male…”

Beh sì, dai, dopo le lodi sperticate, è anche ora di essere anche un po’ critici, laddove le cose sono da migliorare. Per essere la prima Jag elettrica in assoluto il lavoro è stato molto buono. Dove sono le pecche? Beh innanzitutto, come molte altre elettriche, esclusa Tesla, la macchina ragiona male. Usa male tutta l’energia che ha a disposizione, che è parecchia. Non mi riferisco qui alla questione efficienza energetica, che sicuramente è migliorabile (come diceva un noto comico: “la ragazza beve”). Ma alla gestione delle percorrenze che indica il navigatore.

30 mila km in Jaguar I-Pace
Gli interni della Jaguar I-Pace

La macchina valuta la propria autonomia in modo estremamente conservativo, e molte volte distanze assolutamente raggiungibili vengono dichiarate come impossibili dalla stessa vettura, e per di più se si viaggia usando il navigatore; quest’ultimo, in assenza di colonnine o di alternative al percorso indicato, sostanzialmente impazzisce. Un esempio? Tratta Roma-Pisa, circa 350 km con partenza da casa mia. Una sola Fast disponibile a Civitavecchia (peraltro non segnalata dal navi Jag) che, partendo col pieno ed essendo vicina a Roma, a me non serve. Usando il navigatore della macchina, di primo acchito la vettura indica come irraggiungibile la destinazione. Ma consente comunque una prima forzatura (questa possibilità è stata data da un primo aggiornamento del sw della macchina). Dopo circa 50 km, dai consumi calcolati dalla vettura, il sistema calcola che la destinazione non è raggiungibile. E cosa fa? Ti indica la strada per tornare a Roma a ricaricare! Ossia attiva un loop per cui a Pisa non potrò mai arrivare”.

“Dove migliorare (non nell’infotainement)

“Usando una app sperimentale, oltre che data l’esperienza maturata sulla vettura, e non guardando il navigatore la macchina ha fatto tutti i km che doveva fare. E gliene avanzava anche qualcuno. Risultato? La macchina va molto bene, ma ha poca fiducia in sé stessa, se vogliamo dirla così. Questo credo sia uno dei principali elementi su cui i tecnici Jaguar dovrebbero lavorare. L’altro, come accennavo, è l’efficienza. Anche se ho sentito che nei prossimi mesi dovrebbe rendersi disponibile un aggiornamento software della batteria in tal senso. Ho letto anche in diversi blog che il sistema di infotainment sarebbe poco intuitivo. Qui non sono molto d’accordo, io lo trovo semplice e a mio dire anche accattivante. E sono disponibilissime molte features interessanti, anche se avrei preferito uno sforzo maggiore sui dati sulla mobilità elettrica. Trovo molto interessante il fatto che Tesla rappresenti graficamente l’andamento del consumo della vettura, cosa invece preclusa alla Jag.

30 mila km in Jaguar I-Pace: pregi e difetti

Dopo un anno di utilizzo abbastanza intenso e 30 mila km con in Jaguar I-Pace che conclusioni trarre? Beh, ve le riassumo qui:

  1. La macchina è molto valida, ben costruita, ottimamente assemblata, sia dentro che fuori e con materiali di assoluto prestigio. Dopo 30.000 km, non scricchiola nulla e i sedili sono perfetti (ho due bambine piccole e i sedili in pelle bianca, che Dio mi aiuti ehehe)
  2. Dinamicamente anche qui solo note positive, la macchina si guida che è un piacere;
  3. Note negative: qualche km in più di autonomia e un navigatore usabile in ogni situazione farebbero molto comodo.
  4. Un ultimo punto interrogativo: gli aggiornamenti over the air. La macchina va tenuta costantemente aggiornata e sono in attesa. E curioso di vedere come funzioneranno gli aggiornamenti SOTA fatti da Jaguar.

La ricomprerei, visto anche cosa offre il mercato oggi?  Sì! God bless the queen.

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— Altri lettori che ci hanno raccontato la loro vita in elettrico: Armando con Tesla M3qui Lorenzo e i suoi 30 mila km con la Renault Zoe.  Qui Armando e i suoi primi 10 mila km con il Model 3 Tesla.  Qui Paolo racconta i suoi viaggi in e-Golf. Qui Riccardo e la sua Citroen C- Zero. E qui Stefano e i sui primi 10 mila km con la Nissan Leaf.

Stefano in Nissan Leaf

 

 

Riccardo in C-Zero

 

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2 COMMENTI

  1. Eccellente racconto.
    Riguardo l’autonomia invece, non dobbiamo dimenticare i 25 q.li di peso circa ed il coefficiente aerodinamico CX, non certo favorevoli alla riduzione dei consumi.
    Infatti la Tesla Model 3 L.R. con 75 kwh di batterie, ai 130 kmh reali, percorre oltre 380 km.

  2. Bravo Gianluca!!La Jaguar I-Pace è la mia auto elettrica preferita. Da quando è stata presentata come concept me sono subito innamorato. E sono contento che abbia mantenuto lo stesso design. La comprerei subito se ne avessi la possibilità economica.
    Con un powertrain da 400 Cv però meriterebbe un pacco batterie da almeno 85 KWh, 100 KWh sarebbe l’ideale. Il resto del problema da te esposto è solo una questione di aggiornamento software sulla gestione dell’energia. Sperando che Jaguar sia costantemente attenta ai reclami degli utenti.

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